Un tribunale speciale, un organismo che sappia soppesare le ragioni delle parti in causa e decretare la validità dell’imposizione di filtri che isolano dalla rete i siti che sollevano controversie relative al diritto d’autore: questo il contenuto di una proposta di legge fermentata nel parlamento danese nei mesi scorsi.
Le imposizioni che i giganti del copyright hanno fatto piovere sui provider danesi sono finora provvedimenti scaturiti da cause legali: qualora le intimazioni dei detentori dei diritti non abbiano trovato riscontro presso gli ISP, sono stati tribunali non specializzati ad aver imposto loro di rendere inaccessibili The Pirate Bay e, in tempi meno recenti, AllofMp3 . Per sfoltire le pratiche necessarie ad esiliare un sito dalla rete e limitare i danni impedendo tempestivamente agli utenti di accedere alle pagine che impensieriscono l’industria dei contenuti, una commissione parlamentare ha chiesto che venga istituita un’autorità statale .
Potrebbe dunque spettare ad una corte specializzata decidere della legittimità dei filtri. Una valutazione da effettuarsi non prima dell’effettivo blocco da parte dei provider, richiesto formalmente dai detentori dei diritti di fronte ad un tribunale di livello minore. Il tribunale specializzato immaginato da coloro che hanno avanzato la proposta si configura infatti come un organo al quale i responsabili dei siti bloccati possono sporgere ricorso per difendersi dalle pretese dell’industria dei contenuti.
“È il sogno proibito delle associazioni come IFPI” ha spiegato con rassegnazione Ole Husgaard, a capo della divisione danese del Partito Pirata: la proposta non dovrà seguire l’ordinario iter legislativo ma potrebbe essere approvata nel giro di pochi mesi. Qualora la Danimarca decidesse di recepire la proposta, snellendo le procedure per imporre a monte il divieto d’accesso agli utenti, i siti finirebbero in tempi strettissimi sulle liste nere, in attesa che i tribunali ordinari valutino il caso: “Ci si ritroverà nel giro di 12 mesi con almeno duemila siti nelle liste dei siti bloccati – prevede Husgaard – senza nemmeno un caso discusso in tribunale secondo le procedure ordinarie”.
Non si tratta semplicemente di una questione pratica: i filtri imposti finora dai provider danesi sono risultati di dubbia efficacia , aggirabili e capaci di conferire visibilità alle pagine che risiedono oltre i blocchi. C’è chi parla di un attentato alle norme che regolano la società civile: brokep , agitatore dei bucanieri della Baia svedese, non esita a additare la proposta come un tentativo di censura da parte dello stato. Un atteggiamento censorio che, avverte brokep, potrebbe estendersi con facilità e soffocare la libertà di espressione anche in frangenti che non attengono specificamente alla disciplina del diritto d’autore.
Gaia Bottà