L’autodistruzione dei strumenti elettronici come salvezza per evitare che informazioni preziose finiscano nelle mani del nemico. Prevenire è meglio che curare, così la DARPA ha deciso di finanziare IBM nella realizzazione di un chip capace di estinguersi a comando.
A un anno dal varo del Vanishing Programmable Resources (VAPR), l’agenzia per la difesa statunitense ha trovato un valido partner nel colosso informatico cui ha donato oltre 3,45 milioni di dollari per sviluppare un chip CMOS in grado di autodistruggersi in un determinato tempo o qualora gli apparecchi che ne fossero dotati restassero sul campo di battaglia. Già da questo, è fin troppo facile comprendere il fine del progetto.
La soluzione arriva dai laboratori di Big Blue, dove è stato messo a punto un chip riducibile in polvere di silicio grazie alla frantumazione di un substrato di vetro che costituisce la base del chip tramite fusibile o uno strato metallico reattivo. Un meccanismo che IBM sta affinando e che, stando alle promesse, consentirà di sfruttare in pieno tutte le tecnologie senza concedere potenziali vantaggi al nemico. Un rimedio ideale, considerata l’impossibilità di tracciare e recuperare i vari strumenti utilizzati sul fronte, come per esempio quelli dedicati al telerilevamento distribuito, molto spesso decisivi grazie ai dati che raccolgono.
Come indicato dal program manager Alicia Jackson, contare su dispositivi elettronici resistenti, efficaci ma con un ciclo di vita limitato e determinabile è una necessità primaria per la DARPA, per questo l’agenzia continua a guardarsi intorno alla ricerca di altri partner oltre a IBM, specificando che sono diversi i mezzi in fase di studio, inclusi strumenti disattivabili con un comando inviato da remoto oppure in base a specifiche condizioni ambientali, come ad esempio la temperatura.
Alessio Caprodossi