Los Angeles – Immaginati fermo in coda, una sigaretta che penzola dalle labbra, uno sguardo distratto alle auto che condividono il tuo stesso destino. Una rapida occhiata al retrovisore, magari per effettuare lo shift su una corsia semilibera, ma ecco che un’auto si fa spazio nel rettangolo dello specchietto. Senza autista. Un’allucinazione da overload lavorativo? No, ti trovi nel bel mezzo del DARPA Urban Challenge.
Il Grand Challenge , evento sponsorizzato dalla Defence Advanced Research Project Agency (DARPA) , l’agenzia di ricerca del Pentagono, cambia scenario e dal deserto si trasferisce in città per l’ edizione 2007 : i veicoli-robot dovranno orientarsi in una selva di incroci, semafori, ostacoli in movimento. La fallimentare edizione del 2004 e il Grand Challenge del 2005 si sono entrambi svolti nel deserto, al fine di incentivare, per obiettivi militari, lo sviluppo di mezzi automatizzati che sapessero affrontare dune di sabbia e terreni accidentati.
I premi per la competizione del prossimo anno? Due milioni di dollari al primo classificato, cinquecentomila e duecentocinquantamila dollari, rispettivamente, al secondo e al terzo concorrente: dovranno far percorrere alle proprie auto-auto quasi cento chilometri in meno di sei ore senza impatti, rispettando il codice stradale e la più prosaica “legge della strada”.
Due le modalità per accedere alla competizione. Il finanziamento offerto dal Dipartimento della Difesa (fino ad un milione di dollari) per coloro che con i loro progetti soddisfano ai requisiti stabiliti dalla DARPA, oppure l’ardua scalata verso il successo, superando test e prove di qualificazione, per affrontare le quali il finanziamento del Pentagono si limiterà a cinquantamila dollari. Tutto naturalmente in cambio di alcuni diritti di sfruttamento sui progetti sviluppati.
Tra gli undici team scelti per ottenere il finanziamento più appetibile spiccano la squadra della Stanford University , vincitrice dello scorso anno con ” Stanley “, una Volkswagen Touareg, e il team della Carnegie Mellon University che, con un Humvee, nell’edizione 2005 si è classificato secondo, con undici minuti di ritardo.
Il team di Stanford continuerà ad avvalersi della partnership con il Volkswagen Groups Electronics Research Laboratory (ERL) . Tre Passat sono già “nei box” della squadra, due per i test, una destinata alla gara.
L’interesse di Volkswagen per la guida automatizzata non è solamente frutto dello spirito competitivo, bensì rappresenta una sfida da lanciare sul mercato: la Golf GTi 53 plus 1 ne è un esempio, mentre esperimenti di guida automatizzata verranno sviluppati proprio su delle Passat (Sebastian Thrun, direttore dello Stanford Artificial Intelligence Laboratory , spera di poter effettuare un test su strada senza autista lungo il percorso San Francisco-Los Angeles, quasi 650 chilometri!). Esperimenti che, a parere di David Stavens, un rappresentante del team di Stanford, potranno portare a diminuire l’alto numero di morti in incidenti stradali a causa di errori da parte del guidatore, 43mila all’anno solo negli USA.
La squadra concorrente della Carnegie Mellon University, Tartan Racing , sfiderà le avversarie con una Chevrolet Tahoe, frutto della collaborazione con General Motors . Anche Larry Burns, vicepresidente di General Motors per la ricerca, lo sviluppo e la pianificazione, vede la guida automatizzata come “un mezzo dotato del potenziale per aumentare la sicurezza e per favorire il risparmio del carburante”.
Obiettivi civili, dunque .
Resta il fatto che sia il Dipartimento della Difesa USA ad incoraggiare e a “foraggiare” l’iniziativa, e resta il fatto che il Pentagono deterrà i diritti di utilizzo sulle tecnologie sviluppate.
Il cambio di ambientazione del DARPA Grand Challenge, dal deserto alla giungla metropolitana, lascia forse trasparire qualche preoccupazione o qualche disegno da parte del Pentagono? A parere della DARPA, la guida automatizzata è “una tecnologia che un giorno proteggerà le vite degli uomini e delle donne americani impegnati sul campo di battaglia”. O in città? Si sviluppa la tecnologia, si disvelano nuovi scenari.
Gaia Bottà