Una recente ricerca condotta da due università statunitensi in merito al consumo energetico di ChatGPT ha evidenziato nuovamente il problema chiave dei data center europei e non solo: usano troppe risorse. Le richieste di energia aumentano man mano che tali sistemi diventano più potenti e complessi e ciò, naturalmente, sta preoccupando i professionisti e le autorità.
I data center consumano troppo
L’indagine condotta da Aggreko analizzando 700 professionisti in sette paesi europei parla chiaro: circa un terzo degli esperti nel settore dei data center ritiene che la propria rete locale e le infrastrutture energetiche non possano soddisfare la domanda attuale e futura di energia, raggiungendo uno stato critico nel corso dei prossimi cinque anni.
Considerato l’aumento delle temperature globali, ergo le efficienze termiche inferiori, e l’invecchiamento delle infrastrutture internazionali, entro il 2030 i data center di tutto il mondo si troveranno in estrema difficoltà. Serve, pertanto, un piano di azione condiviso per posizionare nuove soluzioni in località strategiche.
Ad esempio, evidenzia Guido Neijmeijer di Aggreko, si potrebbe guardare alla Norvegia e alle sue condizioni meteorologiche ambientali, fattore chiave nella determinazione delle località ove posizionare i data center. Tra luoghi costieri o collinari con molto vento, difatti, si potrebbe accedere a un sistema di raffreddamento e di fornitura energetica dai costi estremamente bassi.
Insomma, bisogna puntare sull’efficienza: riciclare il calore disperso, eliminare costantemente i dati indesiderati che creano un’inutile pressione sui data center e sulla rete, e ridurre il consumo energetico, contribuendo parallelamente alla creazione di energia sostenibile.