I data center “verdi” sono davvero verdi ? E quanta sensibilità c’è riguardo alla questione dei consumi? Poca, secondo uno studio di McKinsey & Co ., che si è avvalso dei dati di Uptime Institute per evidenziare uno scenario preoccupante: di questo passo nel 2020 l’energia consumata dai data center finirà per produrre un impatto ambientale sul Pianeta superiore a quello delle aviolinee .
Nel frattempo, i costi dell’elettricità continuano a subire iniezioni di lievito e, secondo The Register , è meglio non aprire data center in Regno Unito, Germania o Italia in quanto sono i paesi dove l’elettricità è più cara . Ma il monito è ben più pressante: nei dirigenti, nei CIO (Chief Information Officer) non alberga sufficiente sensibilità riguardo al problema. E latita anche in chi è gerarchicamente loro superiore, al punto che da più parti giunge la proposta di introdurre un nuovo parametro di valutazione dell’efficienza dei data center, battezzato CADE (Corporate Average Data Efficiency) e del relativo “custode”, battezzato “Energy Czar” (lo Zar dell’energia). Nuovi strumenti per tentare di disegnare davvero il fenomeno, proposte che mettono a nudo la situazione caotica attuale.
Oggi, dunque, l’impatto ambientale semplicemente “non è preso ancora in considerazione e ha poca possibilità di essere ritenuto significativo”, racconta al New York Times William Forrest, a capo di McKinsey. Ai vecchi tempi dei mainframe, spiega, i data center erano molto più efficienti ma privi di flessibilità: secondo Mr. Forrest, quella disciplina di efficienza va assorbita e portata nei data center moderni.
Forrest riassume nei seguenti punti focali le attuali debolezze dei data center:
-mancanza della supervisione critica di un dirigente;
-scarso/nessun impiego di tecnologia “verde”: il concetto comprende il considerare il risparmio energetico anche in fase di progettazione del fabbricato che ospiterà il data center;
-cattiva progettazione degli stadi di alimentazione e raffreddamento;
-management IT inefficiente;
-software progettato o implementato impropriamente.
Un quadro inclemente, al quale però si è costretti a credere: in Gran Bretagna, spiega Sourcewire , lo scorso aprile ogni rack è costato in media circa 1000 euro di energia. E ogni data center ha centinaia di rack, in molti casi anche migliaia.
Non basta, dunque, parlarne: occorre passare ai fatti, il panorama è allarmante ormai da tempo . E ciascun netizen può contribuire, nel suo piccolo, dotandosi di accessori per interrompere realmente l’alimentazione quando il PC non serve e impiegando, durante l’uso, quegli accorgimenti di cui oggi tutti i computer sono dotati: usare (e non disattivare ) il Power Management, per far sì che il video si ponga in standby se non c’è attività, che l’hard disk arresti la rotazione in assenza di scambio dati, che la velocità di clock si abbassi se non è richiesta tanta potenza di calcolo. Poco? Certo, sono briciole, tutte insieme potrebbero però formare un pasto abbondante.
Marco Valerio Principato