Bruxelles – Si erano già espressi i garanti per la privacy europei ma, dinanzi alla pervicacia con cui la Commissione Europea insegue la visione di un’Europa che conservi il maggior numero possibile di dati delle comunicazioni dei suoi cittadini, i “tribuni” della privacy europea hanno deciso di intervenire nuovamente.
In particolare lo European Data Protection Supervisor (EDPS) ha affermato che la proposta della Commissione UE per una direttiva sulla data retention rappresenta un attentato al diritto fondamentale alla riservatezza delle persone.
La posizione di EDPS non stupisce: lo scorso novembre i garanti europei avevano infatti chiarito nel migliore dei modi come conservare i dati significhi intercettare e come, quindi, il regime giuridico che deve presiedere alla data retention non possa essere diverso o meno garantista di quello che riguarda le intercettazioni di telefono, email e via dicendo.
Il vero problema per chi ritiene che questa sia la posizione più ragionevole, però, sta nel fatto che EDPS è fondamentalmente un organo consultivo e propositivo : ciò significa che può esprimere un parere sull’intera attività legislativa ed esecutiva delle istituzioni europee e può anche proporre nuove legislazioni ma non ha la possibilità di imporre alcunché.
Se EDPS ritiene anche che i dati comunque raccolti vadano trattati con certi criteri di sicurezza che ne assicurino integrità e che evitino gli abusi, nella proposta della Commissione, peraltro assai meno invasiva dell’attuale ordinamento italiano in materia, la posizione già espressa lo scorso novembre dai garanti europei semplicemente non trova spazio.