Il Guardian ha pubblicato nuovi documenti che testimoniano di un’altra forma di intercettazione illecita perpetrata dalla National Security Agency (NSA): avrebbe installato strumenti di intercettazione nei server e nei dispositivi di produzione statunitense destinati all’estero .
Mentre in Gran Bretagna Privacy International ha denunciato GCHQ per i fatti del datagate e le intercettazioni illegali ai danni dei cittadini, la rivelazione mette in imbarazzo l’agenzia di sicurezza federale americana perché essa stessa aveva per anni messo in guardia le aziende statunitensi dall’utilizzo delle tecnologie cinesi proprio con la stessa accusa : avere specifiche backdoor che avrebbero agevolato la sorveglianza illecita da parte delle autorità cinesi.
In particolare, prima un rapporto del 2012 dell’ House Intelligence Committee , poi un’ex spia della CIA avevano puntato il dito contro Huawei e ZTE, accusate di “non seguire gli obblighi imposti dagli Stati Uniti e dagli standard internazionali in materia di comportamenti commerciali”. Così, le aziende a stelle e strisce erano “fortemente invitate” a considerare i “rischi di sicurezza a lungo termine” associate ad una eventuale collaborazione con le due aziende cinesi.
Tutti questi discorsi, al contrario, sembrano ora valere per le dirette responsabilità dell’intelligence statunitense: secondo i nuovi documenti riservati, l’NSA avrebbe intercettato router, server e altri dispositivi elettronici esportati dagli Stati Uniti verso clienti internazionali, su cui provvedeva ad installare spyware.
Claudio Tamburrino