Nuova puntata estiva del Datagate , lo scandalo sul tecncontrollo statunitense che non cessa di riservare sorprese alle cronache quotidiane; gli ultimi documenti riservati forniti da Edward Snowden, e visionati da The Intercept , sono in particolare dedicati a un programma di ricerca federata chiamato ICREACH.
ICREACH, rivelano i documenti, è lo strumento con cui la NSA è in grado di collaborare con le altre agenzie federali USA che si occupano di sicurezza (FBI in primis, ovviamente) e con le organizzazioni di intelligence estere quali GCHQ (UK), DSD (Australia), GCSB (Nuova Zelanda), CSE (Canada). ICREACH è un motore di ricerca capace di scandagliare l’enorme mole di metadati ammassati da NSA su soggetti americani e stranieri, un programma che permette di espandere grandemente la condivisione delle informazioni da 50 miliardi di record a più di 850 miliardi – 126 miliardi dei quali raccolti dai partner tramite il programma SIGINT .
Le rivelazioni su ICREACH fanno riferimento al biennio 2006/2007, descrivendo tra l’altro un incremento notevole nel numero e nel tipo di metadati catturati e archiviati dai super-sistemi della NSA comprendendo 20 diversi campi tra cui data, orario, durata e numeri di mittente e destinatario delle chiamate telefoniche, informazioni di latitudine e longitudine, indirizzi email e altro ancora.
ICREACH permetterebbe a NSA di condividere il suo gigantesco archivio di intelligence con i partner senza dare a questi ultimi accesso diretto ai dati di intelligence “grezzi”, rivelano i documenti di Snowden, semplificando l’approccio alla ricerca di obiettivi sospetti basata su query alla stessa maniera di Google Search.
Non bastasse il Datagate a mettere sotto pressione le autorità statunitensi, poi, ci pensano i contractor esterni a procurare guai alle agenzie facenti parte del mollo corpaccione burocratico USA nato in seguito agli attacchi delle Torri Gemelle: un’azienda chiama US Investigations Services (USIS), responsabile dei cosiddetti “background check” dei dipendenti del governo federale, ha subito un attacco in seguito al quale sono stati esposti ben 25.000 profili di altrettanti dipendenti del Department of Homeland Security (DHS).
Alfonso Maruccia