NSA si ritrova come un pugile messo all’angolo, costretto a subire i colpi ed i contraccolpi delle continue rivelazioni: secondo gli ultimi documenti divulgati, vittima delle operazioni di spionaggio delle spie statunitensi sarebbero stati anche i canali di comunicazione di Skype, SkyDrive e Outlook grazie anche alla collaborazione attiva di Microsoft.
È la domanda di informazioni sul Datagate a non fermare la macchina delle notizie: nonostante il Governo di Washington non abbia ancora cambiato la sua posizione di sostanziale avvallo delle intercettazioni di massa, le accuse e le testimonianze contro l’NSA sembrano senza fine. Sony Pictures ha acquisito i diritti cinematografici sulla biografia di Snowden, e oltre al libro No Place to Hide del giornalista Glenn Greenwald, che ha lavorato con Snowden e la filmmaker Laura Poitras, le cui nuove rivelazioni stanno tenendo banco in questi giorni, sono ora giunte nuove prove antecedenti quelle rivelate dall’ex-spia ora rifugiata in Russia: innanzitutto la telco statunitense Sprint sembra aver chiesto già nel 2010 al Governo con quali basi legali l’NSA aveva accesso alle telefonate in transito sulla loro infrastruttura. Dopo aver ottenuto risposta, Sprint ha peraltro continuato a permettere l’accesso all’agenzia federale.
Bisogna inoltre citare il documentario di Frontline dal titolo United States of Secrets che arriva a considerare il datagate una conseguenza dell’11 settembre. Secondo la testimonianza di alcuni ex-analisti dell’NSA, all’indomani degli attacchi terroristici ai danni delle Torri Gemelle erano in molti ad essere preoccupati proprio per la brutta china che stavano prendendo le sue operazioni: sempre più le intercettazioni condotte sotto il cappello “The program” (nome assolutamente generico per definire il nuovo piano di azione delle spie) e sempre meno i controlli di costituzionalità, rinviati ed evitati dietro la teoria della suprema importanza della lotta al terrorismo e della presunta efficacia – in questo senso – delle intercettazioni a tappeto.
Nel frattempo le aziende continuano ad attaccare l’ingerenza e le falle nella loro sicurezza causate dell’agenzia pubblica che avrebbe dovuto difenderle dalle minacce informatiche: da ultimo è Cisco ad attaccare NSA, unendosi al coro delle proteste delle altre aziende ICT coinvolte nelle azioni delle spie a stelle e strisce, invocando nuove regole chiare a tutela delle informazioni e l’impegno dei Governi a non interferire nella sicurezza delle reti informatiche. Non facendo peraltro alcun accenno alle accuse che la vedono collaborare con i sistemi di sorveglianza del Governo di Pechino. Tra le foto pubblicate in No place to Hide , d’altronde, sono stati anche immortalati agenti dell’NSA che manomettono hardware Cisco.
Claudio Tamburrino