Nuovi documenti ribollono nel calderone del Datagate, sempre divulgati dall’ex agente Edward Snowden: sono stati pubblicati dal Washington Post e rivelano come la National Security Agency abbia seguito centinaia di milioni di ignari utenti attraverso i loro dispositivi mobile.
Mentre le Nazioni Unite hanno deciso di aprire un’investigazione conseguente alle rivelazione di Edward Snowden, per cui è stato incaricato l’ispettore dell’ONU Ben Emmerson, l’ultima rivelazione dell’ex spia Edward Snowden fa luce su un’altra impressionante operazione dell’agenzia, che ha raccolto dati geolocalizzati per creare un enorme database con il quale sarebbe possibile ricostruire gli spostamenti, le interconnessioni e gli schemi di comportamento di miliardi di persone.
Secondo quanto si legge, infatti, l’NSA avrebbe immagazzinato ogni giorno 5 milioni di record utili al tracciamento, per un archivio da 27 TB.
L’NSA ha in parte confermato la notizia, riferendo attraverso un dirigente con il permesso di rilasciare dichiarazioni, che l’agenzia “ha ottenuto vaste quantità di dati” geolocalizzati in tutto il mondo, inserendosi nel network mobile: ha altresì detto che si tratta di un’operazione assolutamente legale e giustificata dalla lotta al terrorismo , essendo i dati così raccolti impiegati esclusivamente per questo scopo.
Nell’intercettazione dei dispositivi, l’NSA ha impiegato strumenti di analisi conosciuti con il nome di CO-TRAVELER e 10 dispositivi per l’identificazione dei segnali chiamati “sigads”, e – secondo quanto riferisce uno dei suoi ufficiali, Robert Litt – “non ci sono elementi per cui si possa ritenere che l’agenzia abbia intercettato volontariamente cellulari nel territorio degli Stati Uniti”. D’altra parte, l’agenzia non nega che l’operazione potrebbe riguardare “accidentalmente” cittadini americani all’estero per lavoro o per vacanza.
Anche per questo l’associazione attivista American Civil Liberties Union si è detta esterrefatta della portata del programma la cui adozione è rimasta segreta e senza la benché minima possibilità di un dibattito pubblico preliminare .
Con un tempismo ottimale, peraltro, Microsoft è nuovamente intervenuta sulla vicenda e, oltre a definire il comportamento dell’NSA “un terremoto per la tecnologia”, ha dato una veste ufficiale ai recenti annunci dell’introduzione di un sistema di cifratura delle comunicazioni dei propri utenti: Redmond ha in programma , da un lato di rendere più trasparente le proprie scelte a proposito del codice dei suoi programmi (così da assicurare ai consumatori l’assenza di eventuali backdoor ), dall’altro di introdurre protezioni basate sulla crittografia a protezione delle comunicazioni scambiate sui propri servizi.
Il dibattito negli Stati Uniti, peraltro, assume toni particolari anche perché il Presidente Barack Obama ha di nuovo dichiarato di essere sottoposto, per ragioni di sicurezza, a delle limitazioni per quanto riguarda le tecnologie che può utilizzare per le comunicazioni. Gli è proibito l’iPhone, mentre può sempre approfittare del BlackBerry modificato per le sue esigenze. Se l’azienda canadese vanta più certificazioni di sicurezza rispetto agli altri fornitori, non sembra esente dalle intrusioni delle agenzie spionistiche. Insomma, a difendere i cittadini americani dalle intercettazioni non basterebbe il quarto emendamento, come non basterebbero i servizi segreti a garantire la sicurezza dello stesso Presidente degli Stati Uniti.
Claudio Tamburrino