Lo scandalo Datagate, scatenato dalle rivelazioni dell’ex-analista NSA Edward Snowden, resta al centro del dibattito pubblico e della politica a stelle e strisce: in concomitanza con l’incontro di Obama con le aziende della Silicon Valley, cinque esperti scelti dal Presidente hanno redatto un documento intitolato “Liberty and Security in a Changing World”, attraverso cui propongono una serie di revisioni in materia di intercettazioni di massa e nuovi paletti per vigilare sull’operato dell’National Security Agency (NSA). Gli esperti affermano di aver “individuato una serie di possibili riforme per salvaguardare la privacy e la dignità dei cittadini americani e per promuovere la fiducia pubblica”.
Si tratta di un totale di 46 raccomandazioni che, in generale, spingono alla trasparenza, alla riorganizzazione dell’NSA, della Foreign Intelligence Surveillance Court> (FISA) e degli istituti che sorvegliano sul rispetto delle libertà civili e al supporto all’utilizzo della crittografia e allo sviluppo di standard a tal riguardo, con l’obbligo da parte delle agenzie pubbliche di non inserire vulnerabilità nei sistemi commerciali crittografici, di comunicazione e di protezione. Naturalmente, poi, i consiglieri di Obama premono affinché i dati raccolti nel corso delle intercettazioni non vengano conservati da NSA e compagnia, ma – eventualmente – da un soggetto terzo come potrebbe essere la compagnia telefonica.
Per ACLU ( American Civil Liberties Union ) le raccomandazioni “vanno al cuore della pesca a strascico dell’NSA”. Secondo EFF , tuttavia, il rapporto si tira in dietro sul più bello: non arriva a definire incostituzionale l’opera di intercettazione di massa finora svolto da NSA e non ne limita sufficientemente i poteri . Così, l’avvocato della fondazione Kurt Osahl sottolinea la delusione nel constatare come nelle raccomandazioni vi sia spazio per continuare lo spionaggio a tappeto.
Al contrario, secondo EFF , va nella giusta direzione la risoluzione sulla privacy nell’era digitale adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite : questa ribadisce il legame tra privacy e diritti umani, che in quanto tali sono tutelati anche fuori dal paese che effettua le intercettazioni.
In questa stessa direzione vanno anche i “13 principi internazionali per l’applicazione dei diritti umani alla sorveglianza sulle comunicazioni” sviluppati da diverse organizzazioni non governative tra cui EFF: attraverso di essi riaffermano l’ importanza di proteggere i metadati, la necessità di non permettere attraverso la legge buchi nelle infrastrutture di comunicazione, il bisogno di proteggere la privacy dei cittadini anche oltre confine, nonché di ristabilire proporzionalità tra misura di sorveglianza adottata e risultato atteso . Insomma non è possibile intercettare milioni di persone solo con l’eventualità di poter individuare nel mucchio una minima possibile minaccia.
La Casa Bianca non è obbligata ad accettare le raccomandazioni degli esperti che hanno redatto il rapporto, ma certamente deve fare qualche cosa per fermare il mare di polemiche conseguente allo scandalo sollevato dalle rivelazioni di Edward Snowden: anche il presidente russo Vladimir Putin ha colto la palla al balzo per dire al nemico di un tempo che, pur essendo importante la sorveglianza nella lotta la terrorismo, “occorre limitare l’appetito” con regole precise.
Negli Stati Uniti, poi, i manager di Apple, Google, Netflix, Yahoo!, Comcast, AT&T, Microsoft, Twitter, Facebook ed altre aziende ICT hanno incontrato privatamente per più di due ore il presidente Obama – che chiedeva loro assistenza tecnica per la sua riforma del sistema previdenziale statunitense – per spingere verso una sostanziale riforma delle pratiche di sorveglianza, sia nel senso di limitare i poteri NSA sia nel limitare le possibilità di accesso ai dati da parte di FISA e delle altre autorità a stelle e strisce.
Nel frattempo, d’altronde, Edward Snowden si sta riavvicinando ai confini di casa: dalle pagine del giornale brasiliano Folha de São Paulo , l’ex dell’NSA ha offerto , in cambio dell’asilo politico, il suo aiuto al presidente Dilma Rousseff nelle indagini sulle intercettazioni dell’agenzia di sicurezza americana .
Claudio Tamburrino