Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal i servizi segreti francesi e spagnoli avrebbero intercettato le conversazioni dei propri cittadini passandole poi alla National Security Agency (NSA) statunitense.
Mentre si allarga a macchia d’olio il gruppo di paesi coinvolti del Datagate, i vertici dell’agenzia federale – principale accusato delle operazioni di spionaggio – sono intervenuti per contestare le rimostranze dei diversi paesi europei: non sarebbe stata la NSA ad intercettare milioni di cittadini europei. Piuttosto sarebbero stati gli stessi servizi segreti dei paesi coinvolti ad aver passato di dati sulle telefonate intercettate agli Stati Uniti.
In realtà, le spiegazioni del direttore dell’agenzia federale, il Generale Keith B. Alexander, suonano più come una confessione che come una giustificazione: oltre a dire che si tratta in gran parte di conversazioni telefoniche raccolte fuori dal Vecchio Continente, il militare afferma che sono “dati che con i nostri alleati NATO abbiamo raccolto per difendere i nostri paesi e per supportare le operazioni militari”. In pratica l’agenzia a stelle e strisce conferma di essere in possesso di intercettazioni telefoniche di cittadini europei, ma afferma che queste informazioni sono state raccolte dai paesi europei stessi, che le hanno fornite agli Stati Uniti come adempimento di accordi specifici stipulati nell’ambito della lotta al terrorismo internazionale.
Nel frattempo, negli States, il Senatore Patrick Leahy e il Rappresentante Jim Sensenbrenner hanno presentato una proposta di legge che punta a ridurre notevolmente la possibilità di ricorrere alle intercettazioni da parte dell’NSA ai danni dei cittadini statunitensi: si chiama Uniting and Strengthening America by Fulfilling Rights and Ending Eavesdropping, Dragnet-collection, and Online Monitoring Act (USA FREEDOM Act) e dovrebbe riformare la Section 215 del Patrioct Act.
Per non vedersi lasciare sola, d’altra parte, l’NSA ha affermato di essere accusata dalla Casa Bianca di azioni condotte su suo stesso ordine : come se i vertici governativi, che sapevano, ora facessero colpevolmente finta di nulla.
A parte questi diversi tentativi di scaricabarile a Washington, tuttavia, anche durante il dibattito avvenuto davanti al comitato del Congresso degli Stati Uniti che ha chiamato i vertici dei servizi segreti a rispondere delle accuse europee di spionaggio sono state offerte più giustificazioni che smentite rispetto al presunto (in quanto assolutamente ancora da confermato ufficialmente) operato dell’intelligence: gli ufficiali che hanno parlato nell’occasione – il Generale Alexander e James R. Clapper Jr. – hanno dichiarato che certe pratiche sono alla base delle operazioni dell’intelligence statunitense e che, d’altra parte, tutti i paesi si muoverebbero allo stesso modo. Il tutto mentre fuori sfilavano i manifestanti di StopWatchingUs , il movimento che critica tale aggressiva politica di spionaggio.
L’altro paese considerato complice degli Stati Uniti, il Regno Unito, invece di cercare di giustificare certe azioni sta ancora provando a controllare il dibattito in patria, tanto che il Primo Ministro David Cameron ha minacciato di voler trascinare in aula il Guardian se continuerà a pubblicare i documenti ottenuti da Snowden. L’Italia, invece, ha iniziato solo ora a guardarsi intorno e ad approfondire la questione per cercare di capire se qualcuno è stato spiato, e a chi attribuire la responsabilità: il Primo Ministro Enrico Letta ha convocato il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, sei ministri ed il sottosegretario alla sicurezza, affidandogli il compito di far luce sull’eventuale coinvolgimento dell’Italia nel Datagate.
#Datagate e #G20 il presidente @EnricoLetta vuole chiarezza e convoca il CISR http://t.co/xlca5cIhlf
– Palazzo_Chigi (@Palazzo_Chigi) October 29, 2013
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Se l’Italia è ancora nella fase della possibile accettazione, gli Stati Uniti a quella delle giustificazioni, il Regno Unito alla rimozione, la Russia è ancora alle prese con la fase di negazione: accusata di aver regalato ai politici alleati del G20 pennette USB infette per spiarne i computer, Mosca ha fermamente negato parlando di “un chiaro tentativo di distogliere l’attenzione da un problema reale: lo spionaggio degli Stati Uniti”.
Claudio Tamburrino