Il Senatore repubblicano Rand Paul, insieme al gruppo di conservatori FreedomWorks , ha depositato una richiesta di class action nei confronti di diversi membri dell’intelligence a stelle e strisce e del comandante in capo delle forze armate, il vertice della federazione: il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
La denuncia è stata depositata presso la Corte del District of Columbia, Washington: sarà la terza corte degli Stati Uniti ad occuparsi di questioni sollevate con il Datagate. Finora i due tribunali chiamati a giudicare la questione non hanno trovato un accordo circa la costituzionalità o meno delle azioni di intercettazione di massa portate avanti dall’NSA.
Le associazioni in difesa delle libertà civili hanno accolto con favore la mossa del senatore, lo stesso che sta cercando di portare avanti all’interno del Senato la riforma della normativa che governa l’NSA, anche se non nutrono molte aspettative nei confronti della denuncia: difficile serva a qualcosa in più che a scaldare l’opinione pubblica già contraria alle pratiche di sorveglianza finora adottate.
Anche la scelta dello strumento della class action , d’altra parte, sembra più che altro indicare che l’intenzione del senatore sia quella di mantenere viva l’attenzione sulla vicenda: difficile invece che davanti alla sua richiesta un tribunale possa giungere ad una sentenza che appare discostarsi non poco dalla giurisprudenza in materia di Quarto Emendamento.
Vi sarebbero, in particolare, grossi problemi nell’individuare gli eventuali soggetti in diritto di ricevere una compensazione.
Le nuvole, peraltro, si continuano ad addensare sul cielo statunitense: il comitato del senato chiamato a giudicare l’operato della NSA rispetto al programma stabilito dalla Section 215, ha stabilito che l’agenzia è stata inefficiente nell’individuare plausibili minacce terroristiche attraverso le operazioni di intercettazione di massa.
Inoltre ACLU ( American Civil Liberties Union ) ha anticipato che presenterà le sue accuse di non costituzionalità delle intercettazioni dell’NSA davanti ad una Corte d’appello.
Nel frattempo ancora misterioso resta il destino di Edward Snowden: mentre un suo ex collega ha dato le dimissioni dall’agenzia confessando di avergli passato la sua password, ed un altro contractor e un altro dipendente dell’NSA hanno perso i diritti di accesso ai dati riservati in seguito alle indagini condotte dall’FBI, la richiesta di asilo politico in Europa per testimoniare delle vicende del Datagate, depositata dal partito europeo dei Verdi, non ha ottenuto il consenso ed è stata quindi lasciata cadere.
Claudio Tamburrino