Lo scandalo della sorveglianza globale a opera dell’intelligence statunitense continua senza posa , così come continuano i tentativi delle grandi corporazioni dell’IT di limitare i danni chiedendo al governo la possibilità di aumentare il livello di trasparenza in merito alle richieste di collaborazione “legali” provenienti da NSA e compagnia.
Nell’emendare la loro richiesta di trasparenza alle autorità – richiesta che ha sin qui portato a una causa legale – Google e Microsoft vogliono ora che la corte FISA dia la possibilità di rivelare al pubblico il numero specifico di richieste ricevute dal governo per la condivisione dei dati degli utenti.
Anche Yahoo! e Facebook vogliono poter dire tutta la verità in merito alle incursioni governative sui server, i profili e le email degli utenti, visto che – dice Yahoo! – l’impossibilità di fornire informazioni dettagliate in merito genera sfiducia e sospetto nei confronti degli USA e delle stesse aziende coinvolte.
Anche l’associazione EPIC chiede trasparenza con una causa secondo quanto prevede il Freedom of Information Act, specificando di voler in particolare conoscere l’interesse del governo federale statunitense nei confronti del network anonimizzatore TOR. I politici europei, nel frattempo, vanno oltre le semplici richieste e spingono affinché la Commissione di Bruxelles interrompa la condivisione di dati del Terrorist Finance Tracking Program (gestito da SWIFT ) perché lo spionaggio della NSA rappresenta una plateale violazione dell’accordo TFTP.
Se le corporation dell’IT vogliono trasparenza, a quanto pare l’accademia statunitense preferisce tacere sullo spinoso argomento del tecnocontrollo: un professore di crittografia (Matthew Green) presso l’università di Baltimora si è visto richiedere la rimozione di un post sul cracking di NSA, a quanto pare per aver usato il logo ufficiale dell’agenzia e aver allegato link a materiale pubblicamente disponibile online.
Chi invece è letteralmente adorante rispetto alla condivisione online – soprattutto su piattaforme mobile – è la stessa NSA, che negli ennesimi documenti riservati forniti da Edward Snowden definisce gli utenti di iPhone dei veri e propri “zombi” e Steve Jobs il “grande fratello”.
L’intelligence era solita sfruttare un baco di iOS per tracciare sulla lunga distanza gli spostamenti dei suddetti utenti di iPhone, almeno finché Apple non si è decisa a chiudere il bug nel 2011. Su BlackBerry, invece, la NSA avrebbe crackato la protezione dei messaggi scambiati dagli utenti tramite servizio BlackBerry Messenger.
Alfonso Maruccia