Dati finanziari? Furto assicurato

Dati finanziari? Furto assicurato

A Londra come a New York, gli impiegati del settore finanziario sono pronti a rubare informazioni di clienti, aziende e prodotti se si prospetta il licenziamento. Colpa della crisi
A Londra come a New York, gli impiegati del settore finanziario sono pronti a rubare informazioni di clienti, aziende e prodotti se si prospetta il licenziamento. Colpa della crisi

Un impiegato che affronta il rischio del licenziamento è un impiegato massimamente pronto a tradire, rubare segreti dell’azienda e più in generale ad “approfittare” per tutto quel che può della sua potenziale prossima ex-azienda. Una nuova ricerca ha scoperto che tale regola vale in particolare nelle imprese che lavorano nel settore finanziario, dove i dati da rubare possono costituire una miniera d’oro per chi li riceve e l’assicurazione di un impiego futuro presso la concorrenza per chi li sottrae .

La ricerca è stata realizzata dagli specialisti del management di Cyber-Ark , i quali hanno intervistato 600 diversi impiegati nelle zone finanziarie di Canary Wharf a Londra e di Wall Street a New York. Quasi il 50 per cento degli operatori finanziari si dice pronto a rubare informazioni di proprietà dell’azienda per cui lavora se dovesse essere licenziato domani, mentre il 39 metterebbe “al sicuro” i dati se arrivasse a convincersi che il suo posto di lavoro è a rischio.

Cyber-Ark rivela che tra le vittime principali della recessione mondiale figura la “fedeltà” degli impiegati nei confronti del proprio datore di lavoro, con un 25 per cento dei suddetti impiegati che dichiara di non dare più lo stesso peso di prima al vincolo fiduciario stretto con l’azienda in cui è impegnato.

“Mentre registriamo barlumi di speranza nell’economia statunitense e in quella britannica, la fiducia dell’impiegato è stata evidentemente sconvolta” dice il direttore della divisione UK di Cyber-Ark Mark Fullbrook. “Questa indagine dimostra che molti lavoratori sono disposti a fare praticamente qualsiasi cosa pur di assicurarsi un impiego o rendersi più interessanti sul mercato del lavoro – continua Fullbrook – incluso il commettere un crimine”.

L’85 per cento degli intervistati dice infatti di essere ben consapevole della natura criminale della sottrazione di informazioni sensibili (che si tratti di dati su clienti, prodotti e sulla stessa azienda interessata poco importa) ma, complice l’aumento di facilità (secondo il 50 per cento degli operatori contro il 29 dello scorso anno) con cui a questi dati si può accedere a vari livelli dell’organigramma societario, il rischio di essere “beccati” e magari di finire in galera non è un deterrente sufficiente al furto di materiale riservato. O per dirla in altri termini, alla fine del 2009 fa più paura perdere il lavoro che pensare di finire in gattabuia .

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
25 nov 2009
Link copiato negli appunti