Una porzione della sequenza del DNA di dieci volontari è stata condivisa online nel quadro del Personal Genome Project : i dati sono a disposizione di tutti coloro che vogliano lavorarci per innovare.
Il progetto , coordinato da George Church , docente di Harvard e co-inventore della prima tecnica di sequenziamento diretto del DNA, matura da tempo fra cospicui finanziamenti, ansie e aspettative . Conoscere la sequenza completa del DNA e le caratteristiche dei marcatori genomici di una persona significa poter prevedere i rischi e le opportunità inscritte nei suoi geni: una manna per datori di lavoro e assicuratori che si affidino pedissequamente al determinismo genetico, un incubo per cittadini che potrebbero essere marchiati con uno stigma di cui non si possono liberare.
Ma la sequenza completa del DNA di una persona è altresì materiale che la ricerca può macinare per soppesare quale sia l’incidenza dei fattori ambientali e della predisposizione genetica per lo sviluppo di certe patologie, per trovare cure alle malattie, per delineare gli stili di vita che più si addicano al profilo genetico di ciascuno. Si potrebbe configurare dunque un futuro di diagnosi più precoci e accurate, di medicine più efficaci, di maggiore benessere.
Per questo motivo Church e altri nove volontari si sono prestati alla condivisione del proprio profilo genetico insieme ai dati relativi al proprio stato di salute: l’obiettivo è offrire alla ricerca un panel di dati genetici e sanitari di 100mila persone, in modo che chiunque possa estrarre informazioni, elaborare teorie e operare per far progredire la ricerca e migliorare la qualità della vita delle persone. ( G.B. )