USA e Giappone chiedono trasparenza: i paesi dell’Unione Europea impongono dazi doganali su prodotti tecnologici che dovrebbero poter circolare liberamente. Si sono rivolti alla World Trade Organization, l’organizzazione mondiale del commercio: l’Europa non può ricorrere a delle scappatoie per scoraggiare i consumatori dall’acquisto di prodotti importati.
Sono tre le categorie nel mirino di USA e Giappone: l’Europa impone dazi doganali considerati fuori norma su schermi, stampanti multifunzione e set top box. Sono tre tipi di prodotti che non sono esplicitamente menzionati nell’ Information Technology Agreement , un accordo negoziato entrato in vigore nel 2000. L’accordo è mirato alla libera circolazioni dei beni in 71 paesi, per contribuire alla diffusione dell’innovazione consentendo ai produttori di risparmiare 5 miliardi di dollari l’anno, senza riversare sui consumatori i costi aggiuntivi imputabili a dazi doganali. Dagli strumenti scientifici ai semiconduttori e alle apparecchiature per produrli, dai computer al software, agli apparecchi per le telecomunicazioni: questo tipo di merci dovrebbe poter circolare liberamente senza essere gravato da dazi. Di fatto, monitor, stampanti multifunzione e set top box, valicando i confini dell’Unione Europea, si caricano di imposizioni doganali che oscillano tra il 6 e il 14 per cento del prezzo del prodotto.
Gli Stati Uniti già avevano rumoreggiato in passato: da mesi chiedono all’UE di abbattere i dazi imposti illegittimamente, nel mese di gennaio il delegato al commercio USA Susan Schwab aveva minacciato l’azione ora formalizzata con un reclamo presentato di fronte al WTO. Al coro dei produttori statunitensi si aggiunge il Giappone: “L’industria del nostro paese sta subendo danni illegittimi, costretta a pagare dazi che non dovrebbe pagare, a causa di una classificazione arbitraria dei beni una volta giunti alla frontiera”.
“L’Unione Europea dovrebbe lavorare al fianco degli Stati Uniti per promuovere l’innovazione tecnologica – ha ora denunciato Schwab – non dovrebbe trovare della scappatoie protezioniste per applicare dei dazi a questi prodotti”. Le scappatoie della UE risiedono nelle liste dei prodotti non soggetti a dazi , compilate al momento della negoziazione del trattato: la tecnologia si è evoluta , le funzioni hanno iniziato a convergere e alcuni dei prodotti sembrano esulare dalle categorie stabilite. L’Unione Europea impone dei dazi sui monitor equipaggiati con interfaccia DVI: possono essere collegati con dei lettori DVD e, stando alle regole stilate negli scorsi anni, devono essere annoverati fra l’elettronica di consumo, soggetta ai dazi. Analoga sorte tocca ai set top box: anche se consentono di accedere a Internet, qualora garantiscano la capacità di registrare dei flussi di contenuti su un hard disk verranno considerati DVR, quindi prodotti di elettronica di consumo. Per quanto riguarda le stampanti multifunzione, l’Europa si smarca spiegando che, durante la negoziazione del trattato, la delegazione europea aveva chiesto che fossero incluse nell’ITA tutti i tipi di fotocopiatrici, anche quelle che passano per uno scanner: sono stati altri paesi a ritenere non opportuno includere nella lista quelle che sarebbero diventate le diffuse stampanti multifunzione.
L’Unione imputa inoltre le responsabilità dei dazi ai paesi con cui commercia: dall’Europa si è richiamata l’attenzione sull’aggiornamento delle liste dei prodotti, proposte che, a detta della UE, sono cadute nel vuoto.
Ma States e Giappone puntano il dito contro l’Unione Europea, che consapevolmente e inesorabilmente potrebbe svuotare e tassare le categorie esenti: “L’Unione Europea sta tassando l’innovazione: una mossa che potrà ostacolare lo sviluppo tecnologico nell’industria IT e far aumentare i prezzi per milioni di attori del mercato e di consumatori”.
Gaia Bottà