Attorno al traffico che la Serie A sta raccogliendo sui canali DAZN si sta per aprire una disputa importante dietro la quale ci sono ingenti capitali. Sono i capitali degli investimenti pubblicitari, nonché quelli della spartizione dei diritti tra le squadre della Serie A, e questo rende la partita estremamente importante per tutti gli attori in campo. DAZN ha provato a dare le prime spiegazioni proprio a poche ore di distanza dall’iniziativa con cui l’AGCOM ha chiesto di fare chiarezza aprendo un’istruttoria focalizzata sulla “total audience”.
DAZN, il significato dei dati
Passando allo streaming non cambia soltanto lo strumento utilizzato per l’accesso ai contenuti, ma cambiano in modo fondamentale le modalità e – giocoforza – i metodi di misurazione. Senza un accordo vero su questo dato, infatti, diventa difficile parlare la stessa lingua quando in ballo ci sono capitali da redistribuire. Ma come si misura l’audience nel mondo dello streaming?
I dati fin qui elargiti da DAZN parlavano di un’audience arrivata a sfiorare i 5 milioni di spettatori in occasione della seconda giornata di campionato. Secondo quanto spiegato nelle ultime ore, però, il numero sarebbe frutto di una elaborazione sui dati medi di ascolto delle singole partite. Un dato “cumulativo”, come DAZN spiega di averlo qualificato fin dall’inizio: l’obiettivo non deve essere quello di calcolare gli abbonati, ma il numero dei contatti affinché a determinarsi non sia un perimetro di ascolti, ma il volume degli stessi. In parole povere: se un utente guarda tre partite, conta tre volte. Una truffa, secondo i detrattori; un metodo pragmatico, secondo DAZN e Nielsen.
La difformità nel rilevamento dei dati rispetto all’Auditel implica complessi confronti e fotografie comparative poco omogenee tra due annate che (come giustamente sottolineato da DAZN) vivono comunque ancora due fasi completamente differenti. Conviva, che è parte della procedura di rilevamento assieme a Nielsen, ha inoltre dettagliato il modo in cui i dati grezzi vengono raccolti ed elaborati, così da arrivare a cifre normalizzate che permettono di ottenere informazioni affidabili.
Una conferma è giunta invece in relazione alla deduplicazione dell’audience, aspetto che DAZN ha espressamente negato. Nella nube opaca dei dati raccolti ci sarebbe però da gettare nella mischia anche il non-detto degli utenti che smezzano l’abbonamento, moltiplicando il numero di case connesse ed in qualche modo compensando i dati “gonfiati” che il metodo di rilevamento attuale sembra restituire.
Insomma, la sensazione è che occorra semplicemente fare chiarezza e l’intervento AGCOM porta avanti espressamente questo obiettivo. Per poter coltivare un sano mercato sullo streaming occorre mettere in campo numeriche chiare con metodologie trasparenti e condivise, affinché il dato diventi sostanza e possa essere utilizzato come merce di scambio sul mercato advertising e quello dei diritti tv. La partita è aperta.