Fra le misure previste dal disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri figurano anche misure per favorire la concorrenza e facilitare il cambio di operatore per i servizi di telefonia e Internet: il testo approvato, però, risulta meno radicale della bozza circolata nei giorni scorsi, che prospettava invece l’abolizione dei costi nel caso di recesso e una riduzione a 12 mesi delle durate dei contratti.
Tra le nome che puntano a semplificare le procedure di identificazione dei clienti per la migrazione da un operatore all’altro, introducendo anche la procedura di passaggio telematica, infatti, a preoccupare le associazioni dei consumatori è la parte finale dell’articolo 16, che parla di un’eventuale penale per la disdetta che “deve essere equa e proporzionata al valore del contratto e alla durata residua della promozione offerta”.
Essa, insomma, a differenza della bozza dei giorni scorsi che ne determinava l’abolizione, reintroduce le penali a danno dei consumatori quando lasceranno un operatore telefonico, fisso o mobile, prima della scadenza contrattuale. Anche la durata dei contratti, rispetto alla bozza, è stata allungata a 24 mesi, ad ogni modo inferiore ai 30 mesi previsti fino ad ora.
Il cambio di rotta, denuncia Altroconsumo, appare peggiorare anche la situazione vigente, frutto del decreto Bersani sulle liberalizzazioni approvato nel 2006 che aveva rimosso tale lucchetto sui contratti ai danni dei consumatori, che imponeva agli operatori di far pagare solo i cosiddetti “costi di uscita”, pari “a quelli subiti dagli operatori per gestire la disdetta dell’utente”. Finora, però, per calcolare tali costi gli operatori cercavano di inserire anche quelli di offerta e di marketing, una pratica sempre osteggiata dalle associazioni dei consumatori: per risolvere tale questione aperta, tuttavia, il Governo è intervenuto finendo per eliminare l’escamotage delle compagnie, di fatto rendendolo superfluo.
In generale quel che è certo – secondo le associazioni dei consumatori – è che le norme appaiono notevolmente peggiorate rispetto alla bozza precedentemente presentata, che eliminava qualsiasi tipo di costo di recesso e riduceva a dodici mesi la durata contrattuale massima possibile: d’altra parte tale impostazione aveva fatto insorgere Assotelecomunicazioni-Asstel, l’associazione della filiera delle imprese di Tlc, che lamentava i troppi interventi del legislatore in una materia già “ampiamente disciplinata dalle direttive europee recepite nel nostro ordinamento nazionale”.
A promettere battaglia dentro e fuori al parlamento, dunque, è in particolare Altroconsumo, con Marco Pierani che attacca: “Paradossale, ci aspettavamo un passo avanti a favore degli utenti e invece è un passo indietro”.
Claudio Tamburrino