A rivelarlo è stata una recente ricerca pubblicata dal Berkman Center for Internet and Society della Harvard University : i siti web di organizzazioni internazionali a tutela dei diritti umani sarebbero costantemente sotto attacco informatico , così come quelli dei media indipendenti di tutto il pianeta.
Attacchi di tipo Denial of Service (DDoS), condotti nell’ombra per scopi politici, per bombardare tutti quegli spazi online votati al dissenso o alla tutela dei diritti dell’individuo . Gli autori del report hanno quindi sottolineato come il numero globale delle cyberoffensive sia in costante aumento.
Ad esempio, in un periodo compreso tra l’agosto del 2009 e lo scorso settembre, sarebbero stati condotti 140 attacchi DDoS contro 280 spazi web . Tra questi, il sito della Novaja Gazeta – la più importante testata indipendente russa – attaccato (secondo le ipotesi più accreditate) da un gruppo di giovani cracker assoldati dal governo di Mosca.
Il report della Harvard University ha così descritto il DDoS come una forma di protesta sempre più diffusa in Rete. Che serva ai governi per rendere irraggiungibili contenuti sgraditi o a gruppi di attivisti digitali come gli Anonymous , ormai noti per aver condotto numerosi attacchi a favore del sito delle soffiate Wikileaks.
Sempre secondo gli studiosi , i cyberbombardamenti si concentrerebbero soprattutto sulle organizzazioni più piccole, in genere ospitate da un host per cifre molto basse. Attaccare i loro spazi web sarebbe quindi una bazzecola, portandoli offline per un periodo di tempo anche lungo, tra le due e le tre settimane .
Mauro Vecchio