Tematiche bollenti per le imprese tricolore, strategie per la digitalizzazione dell’universo scolastico, un piano nazionale che porti allo sviluppo delle infrastrutture per la banda larga. Il destino digitale del Belpaese nell’ ultima bozza circolata online del cosiddetto Decreto Digitalia , dopo la serie di pubblicazioni indiscrete che hanno fatto il giro del Web nella scorsa settimana.
Le misure del Governo per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale europea, i pilastri della strategia italiana ormai slittati, al vaglio del Consiglio dei Ministri (CdM) nel prossimo 21 settembre. Si parte dal cruciale completamento del Piano Nazionale Banda Larga , con i 150 milioni di euro già stanziati per l’anno 2013 “nelle aree dell’intero territorio nazionale definite dal medesimo regime d’aiuto”.
Stando alla bozza di decreto, le procedure di scavo verranno semplificate. Dal ministero dello Sviluppo economico, con quello alle Infrastrutture e Trasporti, vengono “definite le specifiche tecniche delle operazioni di scavo per le infrastrutture a banda larga e ultralarga nell’intero territorio nazionale”.
Al di là del plauso europeo ricevuto dal ministro Corrado Passera, il piano all’interno di Digitalia non convince gli operatori, a partire da un fondo ritenuto insufficiente a raggiungere gli obiettivi prefissati a livello comunitario. Il governo dovrebbe prima investire nella realizzazione delle infrastrutture necessarie ad abbattere il fenomeno digital divide, ancora ben radicato nelle aree del Belpaese. All’articolo 28 dell’ultima bozza, è stato eliminato il terzo comma, che avrebbe facilitato la creazione di hotspot WiFi a partire da una semplice autocertificazione .
Le perplessità non finiscono qui. La nascita dell’ Agenzia per l’Italia Digitale – unica istituzione che raccolga funzioni finora svolte da enti separati – rimane avvolta tra ombre e frizioni interne, in particolare sulla sua futura direzione. Come noto, al nuovo organo dovrebbe spettare il compito di coordinare le varie strategie di diffusione delle nuove tecnologie, assicurando la piena interoperabilità dei sistemi informatici della Pubblica Amministrazione, nel rispetto dei parametri indicati dall’Unione Europea.
Tra gli altri temi affrontati dal Decreto Digitalia, la definitiva introduzione della Posta Elettronica Certificata (PEC) , con la conseguente creazione di un indice nazionale degli indirizzi dei vari indirizzi PEC delle imprese e dei professionisti. Nella specifica sezione “Open data e riuso”, le PA dovranno mettere a disposizione le informazioni secondo una licenza che ne permetta l’utilizzo da parte di chiunque, anche per finalità commerciali.
Capitolo sanità digitale . Entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del Decreto Digitalia verranno stabiliti i contenuti del fascicolo sanitario elettronico, i sistemi di codifica dei dati, le misure di sicurezza per il trattamento dei dati personali degli assistiti. Nella bozza prevista una ulteriore spinta verso l’adozione delle ricette digitali.
Non mancano – meglio, abbondano – le perplessità sulle misure adottate nel Decreto Digitalia per lanciare la scuola italiana nel panorama illustrato dall’Unione Europea. Il governo intende risparmiare 30 milioni di euro dalla dematerializzazione degli istituti scolastici , con la scomparsa graduale della carta negli ormai pesantissimi faldoni. Ma quale strategia per abbracciare la scuola 2.0 ?
Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha spiegato che ciascuna classe nelle scuole medie e superiori sarà dotata di un computer, con lo stanziamento di quasi 25 milioni di euro per la fornitura sul territorio nazionale . Ai docenti del Sud – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – verrà offerto un tablet, grazie allo stanziamento di oltre 30 milioni di euro attraverso il fondo europeo per le regioni depresse.
Resta da capire se un solo computer per aula possa soddisfare i reali bisogni di studenti ormai straconnessi grazie agli smartphone di ultima generazione. C’è chi ha espresso dubbi per quanto concerne l’adozione dei registri digitali, per cui le scuole non sarebbero assolutamente pronte . Come verrebbe implementato il registro online? E soprattutto, con quale tipologia di device ? Come se non bastasse, il WiFi potrebbe risultare assente in numerosi istituti del Belpaese.
A livello universitario – a decorrere dall’anno accademico 2013/2014 – gli atenei statali e non dovranno costituire il fascicolo elettronico dello studente , contenente i dati, gli atti e i documenti nella carriera degli iscritti. Questo fascicolo elettronico, oltre ad accelerare il processo di automazione amministrativa, dovrà favorire anche “la mobilità internazionale degli studenti in entrata e in uscita, supportando gli standard di interoperabilità definiti a livello internazionale”.
Mauro Vecchio