C’è stato un tempo in cui il termine “digitale” veniva adagiato sui progetti di legge come una sorta di vernissage buono in tutte le stagioni, come una sorta di moda del momento che veniva seguita per indorare la pillola e scrivere riforme che spesso e volentieri portavano in sé più i germi del passato che non i profumi del futuro. Qualcosa è apparentemente cambiato (senza particolari meriti politici di parte, sia chiaro, ma in una sorta di metabolizzazione collettiva dell’idea che, un po’ per impegno e molto per necessità, sta permeando la rappresentanza parlamentare odierna) ed il “Decreto Semplificazione” odierno sembra raccontare qualcosa di nuovo.
Decreto semplificazioni
Forse son solo profumi, chissà, sono i dettagli a raccontare meglio le cose in prospettiva. Tuttavia quel che emerge è il fatto che l’innovazione digitale non sembra più essere soltanto una questione formale, né mera questione cromatica: il digitale è l’ossatura stessa della riforma, è al cuore di un tentativo di sburocratizzazione e avvicinamento della PA al cittadino.
Sarebbe ingenuo abbandonarsi a semplicistici entusiasmi, se non altro perché in passato troppe volte si sono sentite parole che suonavano melodie similari, ma val la pena raccogliere gli indizi che in questa nuova riforma si propongono di ridisegnare l’approccio della PA partendo da app, open data e trasformazione digitale. Queste le parole usate nella presentazione:
- “Si introducono semplificazioni per favorire la partecipazione di cittadini e imprese ai procedimenti amministrativi telematici, introducendo il principio generale che le pubbliche amministrazioni devono erogare i propri servizi in digitale e che i cittadini devono poter consultare gli atti in forma digitale”
- “si prevede: l’accesso a tutti i servizi digitali della PA tramite SPID, Carta d’identità digitale (CIE) e tramite AppIO su smartphone; il domicilio digitale per i professionisti, anche non iscritti ad albi; la semplificazione e il rafforzamento del domicilio digitale per i cittadini; la presentazione di autocertificazioni, istanze e dichiarazioni direttamente da cellulare tramite AppIO; semplificazioni per il rilascio della CIE; una piattaforma unica di notifica digitale di tutti gli atti della PA e via PEC degli atti giudiziari; la semplificazione della firma elettronica avanzata; il sostegno per l’accesso delle persone con disabilità agli strumenti informatici; regole omogenee per tutte le PA per gli acquisti informatici, la formazione digitale dei dipendenti pubblici e la progettazione dei servizi digitali ai cittadini; la semplificazione e il rafforzamento dell’interoperabilità tra banche dati pubbliche e misure per garantire piena accessibilità e condivisione dei dati tra le PA; la semplificazione e il rafforzamento della Piattaforma digitale nazionale dati, finalizzata a favorire l’utilizzo del patrimonio informativo pubblico”
- “Per le imprese, si prevedono: la semplificazione e la velocizzazione dei lavori sulle infrastrutture di rete per le comunicazioni elettroniche e la banda larga”.
Un'identità digitale, una sola app e la condivisione dei dati sono la base dei servizi digitali per tutti i cittadini. Le infrastrutture cloud e il diritto a innovare aumenteranno la competitività del nostro paese #DecretoSemplificazioni pic.twitter.com/uC0RWiBJ8j
— Paola Pisano (@PaolaPisano77) July 7, 2020
I problemi emergeranno poi, oggi ci si accontenti della bontà delle promesse. Per quanto riguarda “la semplificazione e la velocizzazione dei lavori sulle infrastrutture di rete“, ad esempio, non si può non rilevare come i ritardi sono in alcuni casi sono imputabili a pubbliche amministrazioni inerti o reticenti: fior di piccoli comuni, estremamente solerti nel concedere permessi per lo scavo delle trincee per la posa della fibra, ancora attendono la cantierizzazione dell’opera e ancora fanno i conti con rinvii che nulla hanno a che vedere con la semplificazione. Anzi: in questo caso la semplificazione sembra solo essere l’ultima foglia di fico posata su un progetto di banda larga che per l’ennesima volta sembra essersi insabbiato tra le ombre della “one network” e di tutti gli interessi di parte che si porta appresso.
Insomma, sgombrato il campo dai “se”, ora verrà a galla la questione del “come”. Questo Governo, tuttavia, ha in mano strumenti importanti per poter far compiere al paese importanti passi avanti: si tratta di strumenti in parte ereditati dal passato (l’app IO, ad esempio, affonda le radici all’epoca del Team per la Trasformazione Digitale di Piacentini) ed in parte conditi dalle nuove ambizioni del presente.
Il rilancio del Paese passa fortemente di qui. Il fatto che soluzioni digitali siano state poste al cuore del progetto è un buon punto da cui partire.