L’evoluzione degli algoritmi di intelligenza artificiale delegati alla creazione di deepfake si fanno sempre più evoluti e accessibili. In grado di creare veri e propri sosia di chiunque, sono utilizzati in modo truffaldino anche nei colloqui di lavoro per l’assunzione di personale da impiegare in smart working. A dare notizia di questo trend è FBI, diramando un avviso rivolto alle aziende statunitensi: meglio fare attenzione.
L’ultima frontiera dei deepfake: i colloqui di lavoro
In breve, sfruttando questi sistemi, c’è chi sostiene l’intervista al posto del vero candidato. Con tutta probabilità, a fronte di un compenso. Accade con maggiore frequenza per ruoli legati a tecnologia, programmazione, gestione dei database e software. Talvolta, i datori di lavoro o i loro collaboratori se ne rendono conto da alcuni segnali inequivocabili: la mancata sincronizzazione tra il movimento delle labbra e il parlato o i movimenti del viso poco naturali. In altre occasioni, non viene invece destato alcun sospetto.
Di recente, la discussione a proposito dei deepfake si è accesa dopo che è emersa la possibilità di vedere la Commissione Europea sanzionare i colossi del mondo online per mancato contrasto al fenomeno. I rischi sono molteplici, con importanti ripercussione negative sulla qualità dell’informazione e sulla diffusione di contenuti pornografici alterati ad hoc. Già tre anni e mezzo fa, l’attrice Scarlett Johansson affermò di essersene fatta una ragione.
I sistemi possono essere però utilizzati anche con finalità ben diverse, a partire da quelle artistiche. In ambito musicale lo hanno fatto, tra gli altri, anche Steven Wilson e Kendrick Lamar.
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