Il primo episodio della sesta stagione di Black Mirror, intitolato “Joan è terribile”, tocca il tema dei deepfake IA e di come le celebrità possano oggi delegare agli algoritmi il compito di generare contenuti in cui compaiono i loro volti, ovviamente a fronte di un compenso, su licenza. Uno scenario reale e concreto, sempre più diffuso, non solo da sceneggiatura per una serie TV.
IA: le celebrità e il loro deepfake su licenza
Tom Graham, a capo della startup Metaphysic che si occupa proprio di questo, ha dichiarato che Le celebrità sono pagate, ma non devono fare altro
. Per loro è sufficiente trascorrere qualche minuto in uno studio, di fronte a uno scanner 3D che ne acquisisce le fattezze, le espressioni facciali e i movimenti. Il tutto è poi dato in pasto a un sistema di intelligenza artificiale che si occuperà di restituire il prodotto finito, una performance recitativa pressoché indistinguibile dalla realtà.
È già accaduto in passato, diventerà pratica comune in futuro, nel cinema così come nel campo della pubblicità. Lo scorso anno, ad esempio, Puma ha portato alla settimana della moda di New York un avatar del calciatore brasiliano Neymar creato dall’applicazione MetaHuman, che sfrutta l’Unreal Engine di Epic Games, lo stesso utilizzato dagli sviluppatori di videogiochi.
Nel 2021, Procter & Gamble ha ingaggiato Deion Sanders, ex atleta NFL, per promuovere un articolo del brand Gillette attraverso uno spot in cui è riprodotta un’immagine generata dall’IA di quando ha preso parte al draft del 1989. Lo stesso ha fatto Jack Nicklaus, leggenda del golf oggi 83enne, collaborando con Soul Machines per ricreare una versione di se stesso all’età di 38 anni, all’apice della carriera.
Un ritratto di Dorian Gray al contrario
Un trend che sta interessando anche il mondo del fashion. È il caso della modella Eva Herzigova, che in aprile ha autorizzato un’agenzia a mostrare la sua riproduzione virtuale su una passerella. Il risultato è quello visibile nel filmato qui sopra.
Un modo, tra le altre cose, per non invecchiare. Una sorta di ritratto di Dorian Gray al contrario, con i segni del tempo che si manifestano non più su una tela da tenere nascosta in soffitta, ma sul volto del diretto interessato, mentre la bellezza eterna è quella conservata e mostrata da un algoritmo a ogni nuovo rendering.