Due ex dirigenti di Deliveroo sono stati condannati a un anno di reclusione, con sospensione della pena, e al pagamento di una multa pari a 30.000 euro. La decisione arriva dalla Francia, dove un tribunale li ha ritenuti colpevoli di aver violato i diritti dei rider al servizio della piattaforma.
Francia: Deliveroo ha violato i diritti dei rider
Per la società, con sede nel Regno Unito, è stata inoltre confermata una sanzione da 375.000 euro. A questo si aggiunge l’obbligo di pubblicare la sentenza sulla homepage francese del proprio sito ufficiale, per periodo pari a un mese. A riportare la notizia è la redazione di Reuters. Non è da escludere che altri procedimenti legali in corso, in altri paesi, possano risolversi con lo stesso esito.
La replica del gruppo britannico non si è fatta attendere: contesta categoricamente
la decisione del tribunale francese, considerando la possibilità di ricorrere in appello. Sottolinea inoltre che, a essere finito nel mirino, è un modello di business abbandonato ormai da tempo e che non ci saranno conseguenza sulle modalità operative attuali.
Il nostro modello è evoluto, così da allinearsi alle aspettative dei nostri partner per le consegne, che desiderano rimanere indipendenti. Deliveroo continuerà a operare con un modello che offre a questi provider indipendenti un business flessibile e ben retribuito.
Al momento l’azienda non ha alcuna intenzione di lasciare il mercato locale. A tal proposito, ricordiamo nell’agosto 2019 l’addio improvviso alla Germania.
L’accusa mossa dai rider nei confronti della società è quella di aver abusato del loro status di freelance. La questione è dibattuta a livello globale, in particolar modo da quando, con l’esplosione della pandemia, si è registrato un forte incremento nel giro d’affari dei colossi che controllano la cosiddetta gig economy. In breve, i collaboratori chiedono più tutele e un migliore trattamento economico, al pari dei dipendenti.
Concentrando l’attenzione sull’Italia, lo scorso anno la piattaforma è stata sanzionata per 2,5 milioni di euro dal Garante Privacy per le modalità di raccolta ed elaborazione dei dati relativi ai propri collaboratori.