La trattativa tra Dell e la SEC per appianare le questioni di antitrust potrebbero non mettere la parola fine a tutti i problemi giudiziari del produttore di PC: il processo che la vede coinvolta per una fornitura consistente di PC difettosi avvenuta tra il 2003 e il 2005 riconquista gli onori della cronaca con la divulgazione di alcuni documenti prima segreti . Che rischiano di sollevare un polverone.
Il caso, avviato da Advanced Internet Technologies , vede Dell accusata di aver venduto circa 11,8 milioni di apparecchi difettosi o comunque destinati ad una rottura prematura. Venduti a istituti scolastici, grandi catene come Wal-Mart e banche come Wells Fargo e altri, tra cui anche lo studio di avvocati che incaricato di difenderla.
La linea di apparecchi coinvolta è la OptiPlex: il problema sarebbe dovuto a dei condensatori delle schede madri difettosi. Inoltre, dal momento che il problema causa la perdita di liquidi, il tutto poteva anche innescare, secondo alcuni osservatori un piccolo incendio all’interno dell’apparecchio. Per soffiare ulteriormente sul fuoco delle polemiche, infine, numerosi clienti affermano di aver perso dati di valore con il malfunzionamento, possibilità esclusa da Dell.
Secondo i nuovi documenti processuali divulgati, la produttrice di PC sarebbe stata ben al corrente dei problemi e nonostante questo avrebbe persistito nella vendita minimizzando i rischi con i clienti. Secondo uno studio interno si attendeva qualche tipo di problema dal 97 per cento dei modelli della linea entro tre anni .
Dell, si legge , ha detto ai suoi venditori (a proposito del difetto della scheda madre) di “non portarlo all’attenzione del cliente in modo proattivo”. Inoltre dovevano “evitare qualsiasi tipo di linguaggio che potesse evidenziare i difetti delle schede madre o di altri problemi di sorta”.
Anche alle prime lamentele dei clienti Dell avrebbe fatto orecchie da mercante, continuando nella vendita degli apparecchi incriminati, a volte sostituendo le parti difettose con altre altrettanto fallate. A volte anche declinando ogni responsabilità e attribuendo il guasto a qualche tipo di utilizzo non corretto (all’Università del Texas, che chiedeva spiegazioni, è stato detto che gli apparecchi si erano “sovraccaricati” con operazioni troppo elevate). Ciò anche davanti all’evidenza costituita dalla tempistica: come nel caso di un’azienda che ne aveva acquistati una dozzina, poi guastatatisi quasi nello stesso momento.
Solo nel 2005 Dell aveva annunciato la volontà di provvedere alle sostituzioni e per tale scopo aveva stanziato 300 milioni di dollari per i rimborsi ed esteso la garanzia.
Oltre ai danni che – se condannata – Dell dovrà rimborsare, è logico aspettarsi conseguenze anche per la reputazione aziendale. Anche perché è alle prese anche con ritardi di pagamento nei confronti dei fornitori.
Nonostante ciò da Dell non giunge alcun segno di preoccupazione: “È solo una vecchia notizia – ha commentato sui documenti ora resi pubblici – che non influenzerà il business attuale”.
Claudio Tamburrino