Presso il suo quartier generale della Silicon Valley, Michael Dell aveva strappato ai suoi dipendenti una risata, quando ammetteva la sua felicità nel non dover presentare loro il magnate Carl Icahn. Tra gli spavaldi tentativi di buyout da parte di diversi investitori e la determinazione del fondatore nel voler riacquistare la guida della sua azienda, Dell è concretamente tornata ad essere privata.
Sul NASDAQ i titoli DELL non si scambiano più e gli investitori sono pronti a ricevere 13,75 dollari, in aggiunta a un dividendo di 13 centesimi, per un totale di 13,88 dollari per titolo detenuto, scuciti da Michael Dell e dal partner Silver Lake. I termini dell’accordo erano stati fissati nel mese di settembre, il consiglio di amministrazione aveva dato il via libera a quella che si configura come un’operazione da 24,9 miliardi di dollari.
Ora che Dell è tornata ad essere un’azienda privata, è il momento di affrontare quello che il fondatore ha definito un “entusiasmante nuovo capitolo” con i “110mila membri del team concentrati al 100 per 100 sui nostri utenti e impegnati nel portare avanti aggressivamente la strategia a lungo termine che perseguiamo a loro favore”. L’orizzonte, lo mostrano con chiarezza le stime di tutti gli analisti, è denso di incertezza, ma l’azienda è carica di aspettative: espanderà la propria presenza anche sui mercati emergenti, lavorerà per potenziare i servizi del settore enterprise, già solido rispetto alla divisione customer, alla quale presto proporrà nuovi PC e nuovi tablet. Non prima di aver spiegato ai propri utenti perché certi ultrabook, i Latitude 6430u, sembrano emanare fetore di urina felina. ( G.B. )