Vorrei, ma non posso: tra le righe si può forse leggere questo tipo di atteggiamento nelle sensazioni che gli italiani hanno rivelato in un sondaggio Deloitte a proposito della percezione delle auto elettriche. Il “non posso” è legato a molti elementi, tra i quali le abitudini di ricarica ed i costi dei nuovi modelli; il “vorrei” è invece tutto fuorché implicito, chiaramente indicativo della rapida evoluzione nei gusti che l’utenza dimostra verso questo tipo di evoluzione.
L’automotive elettrica, insomma, non spaventa. Secondo Deloitte, anzi, gli italiani sono estremamente propensi alla mobilità a impatto zero, con ben il 69% degli intervistati aperto a soluzioni elettriche o ibride per ridurre il proprio impatto sull’atmosfera. Questa percentuale risulta essere ben più alta rispetto a quella di altri Paesi (Germania 51%; Francia 52%; UK 53%, Spagna 65%), ma anche più significativa: la pulsione prima che spinge gli italiani verso questa scelta non sarebbero i vantaggi economici, quanto quelli etici.
Deloitte: l’Italia ha una visione matura della mobilità
Un profilo alto e maturo, insomma, che denota però anche un modo nuovo di intendere l’auto:
Le offerte sempre più innovative e diversificate di soluzioni di mobilità condivise e alternative implicano che il ruolo dell’auto non può più essere limitato ad una semplice funzione di mobilità, ma deve essere ripensato per creare maggiore valore alla luce delle nuove esigenze e preferenze dei consumatori finali. Il valore dell’auto, così, può essere ripensato anche rispetto alla tradizionale concezione di bene di consumo durevole. È per questo che si sente parlare sempre più spesso di “Servitization”, ovvero quel macro-trend con cui assistiamo allo spostamento del focus dalla tradizionale vendita di auto all’offerta di un ecosistema di servizi altamente flessibili e personalizzati.
Giorgio Barbieri, Automotive Dealer Deloitte
La trasformazione dell’automotive passa anzitutto dalla percezione che gli utenti hanno della stessa. In Italia questo processo è apparentemente più maturo che non in altri Paesi, rivelando margini percorribili per nuovi modelli di business e nuovi tipi di mobilità. La multimodalità non è più soltanto alternativa possibile, ma è soluzione integrata nella percezione diffusa dello spostamento sul territorio: servizi e soluzioni non devono far altro che assecondare questo tipo di aspettativa.
Secondo lo studio Deloitte “The Future of Mobility – Ripensare i modelli passati per guidare la mobilità del futuro”, insomma, l’automotive è destinata ad essere sia più “green” che più “smart”: i due concetti vanno a braccetto tracciando i binari su cui andrà ad evolvere il mercato. Anche e soprattutto in Italia.
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