Freedom House , associazione indipendente che si batte per la libertà e democrazia nel mondo, con la redazione del report “Freedom on the Net 2017” ha messo in luce le gravi minacce alla democrazia rappresentate da un cattivo uso dei social media . Questi strumenti sono stati negli ultimi mesi sfruttati per tattiche di disinformazione con l’intento di manipolare l’opinione pubblica . Tra gli esempi più lampanti vi è l’implicazione di Facebook nel caso Russiagate . Il social network ha ospitato infatti nel periodo preelettorale contenuti tendenziosi creati e sponsorizzati da falsi utenti con base in Russia nell’intento di convincere a votare per il candidato Trump, screditando la Clinton. Casi di violazione di tutti i tipi (istigazione all’odio, censura, cattivo utilizzo dei dati) si ripercuotono, secondo l’associazione, ormai ininterrottamente da sette anni. E spesso dietro ad essi si nascondono gli stessi Governi.
Circa la metà dei 65 Paesi coinvolti dallo studio hanno registrato nell’ultimo anno un declino e solo 13 di essi hanno registrato invece miglioramenti (quasi esclusivamente di entità minore). L’ondata minacciosa è rappresentata nella maggior parte dei casi dalla proliferazione delle fake news e dalla creazione di falsi account volti ad alimentare lo scontro e l’odio online. Come d’altronde accaduto durante la campagna elettorale statunitense, occasione nella quale l’opera di disinformazione attuata dal governo russo sia stata documentata dalle indagini ancora in corso.
Ma non c’è solo la Russia sul banco degli imputati. Tra i governi che hanno assoldato opinion leader online per viziare l’opinione pubblica ci sono anche Venezuela , Filippine e Turchia . Le attività su Internet e in particolare sui social media sono in questo caso volte ad ammorbidire i toni dei contestatori, forzare il punto di vista in maniera subdola fino a vera e propria propaganda . Quantificare il numero di persone al soldo dei governi e quali attacchi siano stati sferrati in maniera puntuale sono informazioni difficili da reperire.
Per contrastare la minaccia e garantire la democrazia occorre appellarsi ai governi affinché si comportino onestamente, ma è anche fondamentale che il sistema educativo faccia la sua parte istruendo i cittadini affinché riconoscano le fake news o commenti e contenuti viziati. Dall’altra parte le grandi aziende del tech devono assumersi la responsabilità di riesaminare i loro processi di moderazione e algoritmi al fine di disinnescare situazioni dannose, bloccare account fake e disabilitare i bot impiegati nelle attività di persuasione. Facebook ha già intrapreso impegni in tal senso e ha apportato alcune modifiche alla sua struttura.
Mai il declino della democrazia su Internet è attaccato sotto molti altri fronti. Alcuni governi hanno infatti minato la libertà bloccando completamente la connessione a Internet in alcune zone del Paese abitate da minoranze etniche, come l’area tibetana in Cina e Oromo in Etiopia, imposto censura e nel peggiore dei casi proibito l’utilizzo della rete (Corea del Nord). Ma vi sono anche casi di disconnessione mirata nel tentativo di impedire la trasmissione di video live : è il caso della Bielorussia ; ufficialmente lo scopo era per impedire la trasmissione di nudo e violenza, anche se sembra che la volontà sia piuttosto quella di frenare i manifestanti e distrarre quindi da temi politici scomodi.
Alcuni governi si sono resi responsabili persino di veri e propri attacchi hacker a cellulari e PC di membri dell’opposizione, difensori dei diritti umani, politici ecc. Tra questi spiccano Bahrain , Azerbaijan , Messico e Cina. Quest’ultimo Paese è anche particolarmente criticato per la sua gestione dei servizi VPN (che devono essere necessariamente approvati, rappresentando una potenziale minaccia quando usati per accedere a siti altrimenti bloccati dal regime).
La sottrazione di diritti e democrazia online si ripercuote in alcuni casi anche nella vita reale, con attacchi fisici a personaggi scomodi . Violenze di questo tipo sono state registrate in Giordania e Myanmar , con casi persino di assassinii.
Tra i Paesi con il peggior declino si trovano Ucraina , Egitto e la già citata Turchia. Per capire la gravità della situazione basti pensare che nell’ultimo Paese diversi cittadini sono stati arrestati solo perché hanno scaricato ByLock , un’app presente negli store utilizzata per criptare le comunicazioni; mentre nei primi due sono state emesse sentenze che prevedono la detenzione di attivisti che hanno criticato i relativi presidenti. Niente a che vedere con la situazione Europea, certo, ma anche in questo caso si sono registrati sensibili peggioramenti, specialmente in concomitanza con le elezioni: le fake news hanno spopolato in Italia, Francia, Germania e Regno Unito , a dimostrazione che sono necessari urgenti interventi se si vuole difendere la democrazia online, che come ricorda Tim Berners Lee inventore del Web, è una scelta e non un obbligo; e in quanto tale va tutelata.
Mirko Zago