Tessuto cerebrale umano collegato a una macchina. Il primo tentativo di creare una vera commistione fra l’uomo e la tecnologia. Questo l’esperimento di cui alcuni ricercatori dell’Università di Reading, Gran Bretagna, stanno seguendo le ultime fasi.
Una volta che una coltura di neuroni umani, precedentemente predisposta, avrà raggiunto i requisiti necessari, Kevin Warwick e Ben Whalley, due fra gli scienziati che occupano di questo progetto, la collegheranno ad un meccanismo robotico . Il primo in assoluto ad essere controllato da un cervello prodotto con lo stesso materiale di quello umano.
Quello che starebbero per raggiungere Warwick e Wahlley è un livello ancora più avanzato rispetto a quanto aveva fatto nel 2002 lo Hybrots del loro collega statunitense Steve Potter. Invece di un cervello ricavato da cellule di topo il prossimo esperimento, che dovrebbe portare anche e sopratutto a una maggiore comprensione delle malattie neurali, coinvolgerà cellule neuronali umane coltivate in vitro.
Bisognerà attendere che venga ultimato un precedente programma con un cervello di origine muride, dopo di ciò sarà possibile applicare l’agglomerato di neuroni umani a un chip di silicio : si tratterà con ogni probabilità del primo vero cyborg mai realizzato. Come il precedente robot, questo avrà le dimensioni di una tazzina da caffè: una volta posizionato in una apposita test area, dovrà superare una serie di ostacoli con l’ausilio dell’intelletto .
Nel descrivere i vari aspetti della ricerca, Warwick ha confermato la volontà sua e dei suoi colleghi di indagare più a fondo nella struttura del cervello umano , osservandone le reazioni a vari stimoli: “Cercheremo di capire – ha spiegato – quali possano essere le differenze o le similitudini tra i due robot (quello con materiale cerebrale umano e quello che invece sfrutta cellule provenienti dai topi, ndr) sotto l’aspetto dell’apprendimento e della memoria”.
Dal punto di vista etico non dovrebbero esserci ostacoli . Il mercato delle colture cellulari è libero e secondo Whalley “l’aspetto etico dell’acquisto della coltura è stato curato esclusivamente dal fornitore”.
Giorgio Pontico