A fine 2013 ha messo in ginocchio i server di alcune delle più importanti piattaforme dedicate al gaming con una serie di attacchi DDoS mirati, ora dovrà scontare la sua pena. DerpTrolling, all’anagrafe Austin Thompson, è un 23enne statunitense residente nello Utah, giudicato responsabile per le azioni risalenti ormai a quasi sei anni fa.
DerpTrolling, gli attacchi DDoS
Furono colpite le infrastrutture di PlayStation Network (Sony), Steam (Valve), Xbox (Microsoft), Electronic Arts, League of Legends (Riot Games), Nintendo, Quake Live (id Software), Dota 2 (Valve) e molte altre. Rendere inutilizzabili i servizi online legati ai videogiochi durante le festività natalizie è divenuta da quel momento una sorta di tradizione. Azioni giustificate con motivazioni come “per rovinare le vacanze a tutti”, “per spingere la gente a trascorrere il tempo con le famiglie” o più semplicemente “per divertimento”.
Il modus operandi di DerpTrolling prevedeva inizialmente un post su Twitter (l’account sembra ancora attivo) in cui si accettavano richieste in merito alle piattaforme da colpire, con aggiornamenti forniti poi regolarmente sull’esito delle azioni.
All GMT servers are now #offline. GG; http://t.co/CbbrLRcr2Y
— Derp Trolling (@DerpTrolling) December 19, 2013
È datato 31 dicembre 2013 un post in cui si fa esplicito riferimento a indagini federali sugli attacchi.
HOLY SHIT THE FEDS ARE AFTER US
— Derp Trolling (@DerpTrolling) December 31, 2013
L’intensa attività di DerpTrolling tra il dicembre 2013 e il gennaio 2014 ha portato alcuni gruppi a emularne le gesta, sempre nel periodo natalizio: nel dicembre 2014 è toccato a Lizard Squad, nel 2015 a Phantom Squad e nel 2016 a R.I.U. Star Patrol. Dal 2017 in poi gli attacchi sembrano essersi fatti meno pesanti, forse anche grazie ai nuovi e più efficaci sistemi di protezione adottati dai servizi.
L’arresto di Thompson risale al 2014, la sentenza di condanna al novembre dello scorso anno, ma i documenti relativi al caso sono stati resi pubblici solo oggi da un articolo comparso sulle pagine del sito ZDNet. Oltre alla carcerazione di 27 mesi (sarà in cella da agosto), il responsabile è chiamato a versare 95.000 dollari nelle casse di Daybreak Games, software house californiana ex sussidiaria di Sony Online Entertainment.