Il PC è morto, viva il PC. Sentiamo questo mantra da troppi anni, come se il mobile fosse arrivato per spazzare via il resto e senza considerare come ogni nuova tecnologia (lo dice la storia) non cancella le precedenti, ma stabilisce semplicemente nuovi equilibri. L’area mobile ha sì fermato l’ascesa dei PC, ma nel momento in cui una pandemia ha limitato la mobilità, allora ecco il PC tornare alla ribalta per un 2020 di grande spolvero: +11% spalmato tra desktop, notebook e workstation, con una accelerazione particolare nell’ultimo trimestre dell’anno ove si è arrivati a +25%.
Il 2020 del desktop
Complessivamente sono state vendute 297 milioni di unità in tutto il mondo, raggiungendo ritmi che non si vedevano ormai da un decennio. La parentesi mobile è finita? No, tutt’altro. Ma il 2020 sancisce l’equilibrio tra le parti, ricordando come il PC non sia destinato a scomparire, ma soltanto a contendere gli spazi di lavoro ad una realtà mobile la cui natura sta proprio nel superamento del concetto di luogo e di spazio.
Lenovo la fa da padrona soprattutto nello sprint finale, registrando distribuzioni record per 23,1 milioni di unità e una crescita anno-su-anno del 29%: sono oltre 72 milioni le unità distribuite in tutto il 2020. In seconda posizione HP, in terza Dell. Fuori dal podio, entrambe comunque con un’ottima performance di crescita, Apple e Acer.
“I PC sono qui per rimanere“, chiosa il direttore della ricerca Canalys, Rushabh Doshi, il quale sottolinea inoltre come in questa lunga battaglia contro la pandemia proprio i PC sono stati al centro dello sviluppo dei vaccini, della riorganizzazione sociale, dello smart working e di molti altri tasselli fondamentali durante i mesi dell’isolamento. Ma è questo soltanto l’ennesimo tassello di un processo evolutivo che segue pedissequamente la trasformazione digitale, con nuovi form factor e performance crescenti che determinano una produzione sempre più variegata e di difficile definizione. A tendere, il confine tra desktop e mobile sarà sempre più sfumato, alla ricerca di quel punto di equilibrio che solo l’innovazione tecnologica saprà identificare.
Il 2020 è stato però un punto a favore del desktop, un motto d’orgoglio dopo anni di pressione. Ma al tempo stesso sono i laptop a mettere a segno le performance migliori: l’investimento di molti è stato dunque nell’ottica di un futuro nel quale “desktop” non significa comunque “postazione fissa”: il movimento, la fluidità del lavoro e l’operatività da remoto impongono libertà. Il 2021 sarà con ogni probabilità l’anno della conferma di questo fondamentale concetto.