L’Europa promuove l’open source. Sebbene da tempo l’UE abbia abbracciato i principi dell’apertura come piattaforma di maggiori prospettive per lo sviluppo in ogni campo, ora è uno studio DG Connect a certificare la bontà di questo approccio.
Lo studio a cui si fa riferimento è disponibile qui.
UE e Open Source
Il documento da una parte premia l’open source come asset fondamentale, ma dall’altra esprime rammarico per le occasioni perse in tal senso. A tal proposito si esprime anche il Ministero per l’Innovazione, con proposte specifiche volte a favorire competitività e indipendenza del vecchio continente:
- considerare l’open source come componente fondamentale della trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione;
- finanziare direttamente lo sviluppo di software open source e la messa in sicurezza dello stesso;
- promuovere a livello politico l’open source come chiave per l’indipendenza digitale e la sovranità tecnologica;
- realizzare una rete di open source program office (OSPO) finanziata dall’Unione Europea per favorire l’uso, la creazione e l’adozione di tecnologie aperte;
- supportare la creazione di hardware open source, anche con incentivi a livello fiscale o detassazione degli investimenti;
- includere l’open source nelle maggiori politiche industriali EU anche al di fuori del campo dell’innovazione come, ad esempio, l’EU Green Deal (per la transizione ecologica);
- includere programmi legati alla conoscenza dell’open source nell’educazione superiore.
Italia e Open Source
Spiega il ministero a proposito dello specifico della situazione italiana:
Dal punto di vista legislativo, il riferimento è dato dal “Codice dell’Amministrazione Digitale” (CAD), negli articoli 68 e 69. L’articolo 68 indica che è necessario dare priorità a soluzioni open source nella scelta dei software per la Pubblica Amministrazione. L’articolo 69 obbliga le autorità a pubblicare il codice di un software sviluppato da o per la PA sotto una licenza open source, in modo da renderlo ri-utilizzabile.
Per mettere in pratica le disposizioni del CAD, il Dipartimento insieme con AgID hanno dato vita nel 2017 a Developers Italia, il punto di riferimento per il software della Pubblica Amministrazione. Developers Italia fornisce alcuni degli strumenti per applicare le norme, come ad esempio capitolati già pronti o il catalogo di soluzioni software della PA, rendendole disponibili a tutte le Amministrazioni che ne hanno necessità. Al momento all’interno del catalogo sono disponibili 217 soluzioni software, riutilizzate circa 1900 volte da altre PA.
Il ministero, insomma, investe Developers Italia di una importante responsabilità: alla luce dei principi espressi a livello europeo e delle ambizioni che in tal senso porta avanti anche il nostro Paese, Developers Italia deve diventare la nostra “cabina di regia” per l’adozione delle best practice del settore. I fondi del PNRR saranno un banco di prova importante ed il ministero attribuisce pertanto a tutti i rispettivi incarichi e responsabilità: l’open source è una leva che va sfruttata anche e soprattutto in questo frangente.