“Ciao, mi chiamo Clarence. Sono un hotspot 4G”. Una maglietta bianca con un numero telefonico, per inviare un SMS con una doppia H e il nome di un essere umano . Homeless Hotspots è l’ultima frontiera nella beneficenza high-tech, un progetto che ha subito sollevato un vespaio di polemiche nel corso dell’ultimo ciclo di conferenze texano South by Southwest .
Un breve messaggio di testo per ottenere 15 minuti di connessione in modalità wireless, al prezzo base di 2 dollari . Soldi destinati ai senzatetto della città di Austin, assoldati dalla società pubblicitaria Bartle Bogle Hegarty (BBH) per trasformarsi in veri e propri hotspot umani.
13 volontari hanno deciso di partecipare al progetto – attualmente in versione beta – andandosene in giro con la t-shirt bianca di Homeless Hotspots . 20 dollari al giorno per la questua più innovativa : qualche dollaro in cambio di un quarto d’ora di navigazione sul web attraverso router MiFi.
C’è chi ha descritto il progetto come la più tipica distopia da oscuro racconto di satira fantascientifica. Sfruttare esseri umani in difficoltà – a 54 anni, Clarence si è ritrovato senza casa dopo il terribile uragano Katrina – per organizzare un business di beneficenza a sfondo pubblicitario.
Le proteste su Twitter sono state veementi, a ricordare gli uomini-sandwich piuttosto che i vecchi strilloni per la vendita in strada dei giornali. “Non stiamo vendendo alcunché – hanno replicato i vertici di BBH – Nessun marchio è stato coinvolto, nessuno trarrà dei benefici commerciali da tutto questo”.
In sostanza, i vari homeless del progetto potranno tenersi i soldi guadagnati con l’invio degli SMS e il conseguente accesso al web . Una condizione che, alla fine, sembra piacere ai senzatetto di Austin: “Mi piace parlare con la gente – spiega Clarence – ed è un lavoro. Una giornata onesta di lavoro, e una paga”.
Mauro Vecchio