La notizia aveva fatto rapidamente il giro del Web, come una gigantesca chiacchiera da bar dello sport . Ryan Giggs , leggendaria ala sinistra del Manchester United, avrebbe avuto un flirt più che occasionale con la formosa star televisiva Imogen Thomas. Una vera e propria relazione extra-coniugale, intrapresa dal calciatore gallese circa sette mesi prima.
Indiscrezioni succulente – specie per i vari tabloid in terra britannica – rivelati al mondo da un misterioso utente del social network cinguettante Twitter. Ma allo stesso tempo rivelazioni scomode, che avevano portato migliaia di sportivi d’Albione a criticare pesantemente il talentuoso attaccante dei Red Devils . Una vera e propria pioggia d’insulti, piovuta sullo stesso profilo social di Giggs.
Non è tuttora chiaro come il misterioso InjunctionSuper – o Billy Jones – sia arrivato all’esatta identità del calciatore gallese. Quella che era rimasta un’anonima star del football aveva ottenuto settimane prima una speciale ordinanza che nel Regno Unito viene chiamata super-injunction . Ovvero un rigido meccanismo giuridico che vieta a qualsiasi fonte mediatica di rivelare i dettagli di una determinata vicenda di cronaca o gossip .
La super-injunction è infatti uno strumento molto usato dalle varie celebrità per tutelare la propria privacy da eventuali scandali o semplici indiscrezioni in esclusiva. La copertura richiesta dall’anonimo calciatore pare ora sfumata nel nulla . Tutta colpa di Twitter, almeno secondo il misterioso CTB (o Ryan Giggs, secondo la stragrande maggioranza delle fonti).
Il calciatore ha infatti avviato un’azione legale nei confronti di Twitter e del suo misterioso utente, rei di aver violato i dettami giuridici della super-injunction . Una causa che ha ancora una volta concentrato l’attenzione sul delicato rapporto tra un social network globale e le singole leggi nazionali. C’è chi ha infatti sottolineato come una società californiana non possa rispondere della violazione di un’ordinanza valida al di là dell’Atlantico.
Nessun commento da parte del sito cinguettante, che pare non intenzionato a dar peso alle richieste di Giggs, alla ricerca dell’esatta identità del misterioso utente . La legge statunitense – in particolare il Communications Decency Act che tutela un intermediario come Twitter da eventuali follie verbali dei suoi utenti – parlerebbe chiaro, per non parlare del Primo Emendamento e dei suoi principi a favore della libertà d’espressione.
Mauro Vecchio