Dal paese del Sol Levante agli Stati Uniti, fino alla Repubblica di Panama. L’inasprimento della tutela del copyright si estende agli angoli del pianeta, contro la condivisione illecita di contenuti sulle principali piattaforme del web. In Giappone , tutti gli utenti che verranno colti a scaricare materiale pirata rischieranno fino a 2 anni di prigione, conditi con una multa pari a 2 milioni di yen (20mila euro circa) .
Le attività online di download di film e musica non saranno più trattate in sede civile, piuttosto come autentici reati . Il legislatore nipponico ha dunque accolto le insistenti pressioni dei discografici locali, che temono da anni per il futuro dell’intera industria, schiacciata da un tasso di pirateria di 10 a 1 rispetto ai download su piattaforme autorizzate. Più di 4 miliardi di contenuti pirata contro i 440 milioni di acquisti legali .
In vigore dagli inizi di questo ottobre, le nuove regole vanno dunque a sommarsi a quelle già presenti per quanto concerne il caricamento di contenuti tra i vasti meandri del web. Anche qui, attività punite a livello penale, con una pena massima di 10 anni di prigione e una sanzione pecuniaria di 10 milioni di yen (100mila euro) .
Dal Giappone agli Stati Uniti, dove l’ex-boss del copyright Ralph Oman ha abbozzato una proposta legislativa per far passare qualsiasi tecnologia multimediale sotto la lente del Congresso a stelle e strisce . Tutti i produttori di device e player dovrebbero così sottostare ad un insieme di regole legislative – nel Copyright Act del 1976 – per ottenere una sorta di etichetta anti-pirateria.
Dagli Stati Uniti all’istmo di Panama, dove il disegno di legge 510 attende il via libera da parte del governo locale. “La peggiore legge sul copyright nella storia dell’universo”, come sottolineato dall’esperto Cory Doctorow sulle pagine online di BoingBoing . Ai vertici della Dirección General de Derecho de Autor (DGDA) verrebbero garantiti dei poteri in effetti mai visti nella storia del diritto d’autore.
In sostanza, gli scariconi del web rischierebbero sanzioni astronomiche – fino a 200mila dollari per i casi recidivi – per le attività di download illecito. Il dettaglio più curioso è un altro: i soldi ottenuti da DGDA andrebbero a finanziare lo stesso ufficio del copyright, senza sborsare un solo dollaro per ricompensare gli artisti . Le etichette discografiche potranno denunciare separatamente i singoli account delle reti di condivisione.
Mauro Vecchio