L’incontro tra il Ministro degli Esteri, Luigi di Maio, e il Segretario di Stato USA, Mike Pompeo, ha consentito agli USA di issare la propria bandiera sul nostro paese nel complesso scacchiere che fa riferimento alla sfida di mercato contro la Cina. Di Maio, infatti, ha più volte ricordato l’indissolubile alleanza tra l’Europa e gli Stati Uniti, nonché tra il tricolore e la bandiera a stelle e strisce, chiedendo al contempo un appoggio importante sul fronte libico ove l’Italia nutre diretti interessi. Ma c’è dell’altro.
L’Italia, gli USA, il 5G
Di Maio, in particolare, ha schierato l’Italia con gli USA sul fronte del 5G, pur reclamando una sorta di autonomia decisionale in merito. L’Italia non si schiera, ma lascia chiaramente intendere che non andrà a scontrarsi con i Paesi alleati su questa materia: garantisce presidio e attenzione, spiegando di avere gli occhi bene aperti sulla questione.
“Siamo un paese della NATO, sosteniamo l’Alleanza Atlantica e crediamo fortemente nei valori condivisi dei paesi occidentali“: sulla base di questo, Di Maio giunge al dunque:
Sulla questione del 5G, ho comunicato al segretario di Stato Mike Pompeo che abbiamo ben presenti le preoccupazioni degli alleati statunitensi e siamo ben consapevoli della responsabilità che grava su ogni paese NATO quando entra in gioco la sicurezza degli alleati. L’Italia è pienamente conscia dell’importanza di assicurare la sicurezza delle reti 5G. Resta una nostra assoluta priorità […]. Da parte nostra abbiamo già adottato una normativa che potenzia le capacità governative di monitoraggio sullo sviluppo delle reti e delle infrastrutture digitali 5G, una normativa già considerata virtuosa dall’Unione Europea in diversi report e approfondimenti sulla materia. Tutti i contratti e le intese in tale ambito sono soggetti a notifiche e scrutinio da parte del gruppo di coordinamento del Golden Power istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Pompeo ha rimarcato il punto: “il partito comunista cinese sta cercando di sfruttare la propria presenza economica in Italia per inseguire i propri scopi strategici. Quando investono, i cinesi non sono qui per fare delle partnership sincere a beneficio reciproco“. L’appello è un chiaro anatema contro Huawei: Pompeo suggerisce all’Italia di non collaborare con aziende tecnologiche cinesi e raccomanda attenzione sulla sicurezza e sulla difesa dei dati personali.
Huawei non avrà bisogno di rispondere perché ha anticipato Pompeo di 24 ore: Huawei è qui per rimanere, Huawei è qui per investire, Huawei è qui e apre un centro di dialogo e trasparenza per conquistare la fiducia degli utenti, delle imprese e delle istituzioni italiane.