“Questo è il 21esimo secolo. Abbiamo il cinque per cento di quello che avevamo nel 1978”: parole e musica del leggendario cantautore canadese Neil Young, recentemente intervenuto in California nel corso del ciclo di conferenze Dive Into Media organizzato dal quotidiano Wall Street Journal .
Un viaggio a ritroso per evidenziare tutti i limiti dell’attuale mercato digitale, in particolare sulla qualità offerta dal formato di compressione MP3. Secondo il rocker, l’ascolto su CD resterebbe ancora migliore di quello sui vari lettori ai tempi del digitale . Ovviamente superato dalla straordinaria prestazione del suono su vinile.
Nostalgie di un vecchio musicista? Non esattamente. Young sarebbe entrato in contatto con l’ex-CEO di Apple Steve Jobs per lanciare sul mercato un formato audio ad altissima fedeltà. Lo stesso Young ha però ammesso che i tempi di scaricamento di un singolo brano si sarebbero aggirati sui 30 minuti circa .
Sembrano idee un po’ confuse, in particolare sul delicato rapporto tra industria musicale e pirati del web. Da un lato, Young ha difeso le grandi etichette che “suvvia, vivono in un mondo diverso da quello in Silicon Valley”. Le pessime scelte di business sarebbero cioè giustificabili dal momento che le etichette “sono la gente della musica e dei dischi”.
Al lato opposto del ring, il cantautore canadese ha descritto la pirateria come “nuova radio”, ovvero un mezzo per diffondere la musica e tastare il polso ai nuovi movimenti sonici . “È così che la musica si distribuisce – ha spiegato Young – È questo il mondo reale per i ragazzi di oggi”.
Mauro Vecchio