Un filmato a tratti drammatico, incentrato su spinose scelte morali. “Qual è la cosa più importante, questo film o un essere umano?”. È l’amletico interrogativo posto da un improvvisato venditore ambulante, primo protagonista di uno spot promosso dai vertici della U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) in collaborazione con quelli dell’ Homeland Security Investigations (HSI).
Un uomo d’affari in giacca e cravatta decide di portarsi via tre film gratuiti, offerti dal mefistofelico ambulante con una specifica premessa: si tratta di video scaricati illegalmente da Internet. “Lei non ha un’anima. Sta sbagliando tutto”, dice il venditore all’uomo senza scrupoli. Una donna osserva attonita la scena, tra le sue mani, l’asta di un microfono professionale per il cinema.
Il video è apparso di recente su decine e decine di domini sequestrati dagli stessi agenti dell’ICE, tutti legati alla condivisione selvaggia dei contenuti o alla contraffazione dei beni. Un modo per celebrare l’ultima giornata mondiale della proprietà intellettuale; un filmato di propaganda caricato su YouTube e poi linkato su tutti i siti sigillati dal governo nell’ambito della cosiddetta Operation In Our Sites .
Una ragazza pare attirata dalla generosa offerta del venditore, ma non riesce a credere a quello che sente. Se prenderà i film, la donna del microfono perderà il suo lavoro. Come in un rapporto assoluto ed inesorabile di causa ed effetto. La ragazza desiste, con l’ambulante estasiato a ricordarle che è una persona carina, attenta alle esigenze basilari di un essere umano.
C’è un però . Lo stesso video era già stato usato dalla Motion Picture Association of America (MPAA) per una campagna antipirateria nella città di New York. I vertici dell’ICE hanno ora parlato di un “nuovo video”, in realtà un semplice adattamento di quello già in circolazione. Qualcuno non ha fatto a meno di notarlo: sarebbe stato forse meglio arruolare qualcuno per girare un nuovo filmato? Magari offrendo un lavoro a chi rischierebbe di perderlo?
Mauro Vecchio