A due mesi dal lancio di Diablo III, il gioco per PC che ha frantumato ogni record di vendita ma anche di polemica in merito alla qualità del servizio online offerto in bundle con il titolo, i grandi capi di Blizzard inviano un messaggio alla community di giocatori facendosi tanti complimenti e promettendo che le cose miglioreranno. Le protezioni DRM? Quelle no, non se ne andranno mai.
In queste poche settimane di presenza sul mercato, Diablo III e la sua connettività obbligatoria (per giocare anche in single-player) hanno collezionato legioni di utenti iracondi, polemiche, denunce, rimborsi imposti dalle autorità di vari paesi del mondo, ma soprattutto una incontrovertibile instabilità di un gioco online venduto più come un servizio GaaS (Gaming-as-a-Service) telematico che come un prodotto fatto e finito.
Scrivendo sul forum ufficiale del gioco, il co-fondatore di Blizzard Mike Morhaime liquida questa ecatombe di disservizi parlando di “alcuni problemi”, e della volontà della software house californiana di porvi rimedio , soprattutto per quel che concerne il bilanciamento di un gioco troppo facile all’inizio e incredibilmente ostico ai livelli di difficoltà superiori.
Le future patch di aggiornamento porteranno in dote nuovi oggetti “leggendari” (vieppiù importanti per l’esperienza di gioco visto che l’armamentario rappresenta l’unico modo che il giocatore ha di personalizzare il proprio personaggio), una migliore condivisione dei risultati ottenuti nel gioco, una più facile partecipazione alle sessioni multiplayer con altri giocatori, funzionalità della Casa d’Aste aggiornate.
Blizzard promette miglioramenti e l’introduzione della più volte promessa modalità Player-vs-Player con la patch 1.1, ma il rischio è che si tratti di upgrade che vadano a migliorare un gioco praticamente già abbandonato dalla stragrande maggioranza degli acquirenti della prima ora. Il trend appare quello di un precipizio e sarà molto difficile porvi rimedio.
Nel mentre Morhaime trova anche il tempo di parlare della connettività obbligatoria e del sistema DRM per prevenire crack e pirateria di gioco: Blizzard ha sempre negato che il sistema di autenticazione e gioco online fosse stato pensato per questo scopo, ma ora il co-fondatore ammette candidamente che la cosa “aiuta”.
“Capisco appieno il desiderio di giocare a Diablo 3 offline”, sostiene Morhaime, ma l’infrastruttura online continuerà a rappresentare l’unica possibilità di sperimentare la terza incarnazione di una delle serie videoludiche più apprezzate dai giocatori PCisti . Se l’impostazione “always-on” non pagherà a dovere, il già preventivato Diablo IV potrebbe rischiare di fare un tonfo dritto all’inferno.
Alfonso Maruccia