Spacciavano musica senza l’autorizzazione dei detentori dei diritti dirottando gli utenti verso connessioni a pagamento, somministravano dialer in cambio di file mp3. Avevano racimolato milioni di euro e avevano attirato l’attenzione della Guardia di Finanza di Milano: il caso è stato archiviato, ora il GIP ha presentato il conto da pagare.
L’ operazione web master si era dispiegata a partire dal 2003. Erano 54 le persone sotto indagine , disseminate in 17 regioni italiane: erano accusati di fare parte di un’organizzazione che approfittava della sete di contenuti dei cittadini della rete per offrire al download mp3 conditi da dialer. L’utente si lasciava irretire dalle proposte di musica da scaricare, si lasciava guidare dalle offerte dell’organizzazione e finiva per essere disconnesso e riconnesso a caro prezzo. Un’operazione di cui spesso finiva per rendersi conto solo nel momento in cui si confrontava con una bolletta spropositata, alimentata dalle connessioni a sovrapprezzo.
L’indagine si era dipanata con la collaborazione della Federazione contro la Pirateria Musicale: le Fiamme Gialle avevano coordinato le operazioni. Le persone coinvolte erano state accusate aver violato gli articoli 171 bis e 171 ter della legge sul diritto d’autore, di ricettazione, di aver intessuto una frode informatica. Il caso si era però arenato, è caduto in prescrizione, ma non senza conseguenze per gli accusati.
I membri dell’organizzazione, si era deciso, avrebbero dovuto restituire il maltolto e consegnare la macchine su cui lavoravano. Ora, la disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari di Milano. Esistono le prove a dimostrazione del fatto che il reato si sia consumato, ha stabilito il GIP, c’è prova del fatto che gli indagati fossero coinvolti nell’organizzazione: per questi motivi ha confermato quanto si era disposto in una precedente fase del procedimento. Le macchine sequestrate verranno ora distrutte, 2,4 milioni di euro, considerati frutto delle attività illecite e per questo sottoposti a sequestro nel corso dell’indagine, saranno ora confiscati.
Gaia Bottà