Matteo Gracis, 31 anni di Pieve di Cadore, è stato denunciato per diffamazione a mezzo stampa non in quanto autore del contenuto incriminato, ma in qualità di gestore del sito Internet che lo ospitava. A denunciarlo, l’ex-deputato di Forza Italia Maurizio Paniz, che dimostra di non disdegnare il ricorso all’azione legale per veder rimossi da Internet contenuti che ritiene offensivi: già nel 2012 aveva ottenuto la cancellazione di alcune frasi che considerava lesive della sua reputazione dal sito Vajont.info e la condanna per diffamazione dell’amministratore Tiziano Del Farra.
Questa volta nel mirino di Paniz è finito il portale nuovocadore.it , un blog dedicato alle notizie legate all’omonimo territorio, che ospita al suo interno anche un forum dedicato alla discussione delle tematiche trattate: proprio all’interno di quest’ultimo uno degli utenti, intervenuto con lo pseudonimo “SMARA”, il 4 maggio 2011 scrisse che Paniz era “una persona che usa la propria professionalità in maniera distorta con l’unico obiettivo di fare leggi ad personam per salvaguardare dalla galera chi ha il ruolo di pensare al bene del Paese e invece porta avanti solo degli interessi personali”. Secondo quanto si legge nella notifica dell’indagine da parte del Pubblico Ministero, che ha dato via al processo di cui Paniz si è costituito parte civile, tale commento rappresenta uno scritto “dall’evidente tenore offensivo lasciando intendere che il parlamentare citato strumentalizzi la sua funzione di parlamentare per finalità scorrette, così abusando della sua qualità parlamentare”.
Il commento è rimasto visibile sul sito fino al 27 maggio successivo: dopo averne avuto conoscenza l’allora deputato ne ha chiesto la cancellazione da parte del gestore del forum che ha provveduto a rimuoverne – 11 giorni esatti dalla richiesta di Paniz avvenuta semplicemente per email e non per raccomandata – la parte “presumibilmente diffamatoria”. Nonostante questo, Gracis è imputato per responsabilità “diretta” generata dall’aver lui fatto pubblicare la frase diffamatoria.
Dopo aver ottenuto questo primo risultato, infatti, il deputato non si è accontentato ed ha deciso di sporgere querela per diffamazione: tuttavia, dal momento che lo pseudonimo ha garantito l’anonimato dell’autore della frase non permettendo l’avvio di una causa nei suoi confronti (non è dato sapere se sono stati compiuti tutti i tentativi necessari per risalire alla sua identità: in tal senso Punto Informatico ha chiesto chiarimenti ai legali dell’avv. Paniz e ne daremo conto su queste pagine). A essere coinvolto nel procedimento giudiziario alla fine è stato solo Matteo Gracis, in quanto gestore di nuovocadore.it . Il processo che vede sul banco degli imputati Gracis si è aperto nei giorni scorsi presso il tribunale di Belluno davanti al giudice Elisabetta Scolozzi ed è subito stato rinviato per essere affrontato nel merito in primavera.
Due le questioni che sollevano particolari dubbi sulla causa: da un lato il fatto che – come sottolinea l’avvocato penalista Carlo Blengino – la frase ritenuta diffamatoria è connaturata fortemente dalla critica politica. “L’articolo 21 della Costituzione si applica a tutti – spiega Blengino a Punto Informatico – ed il diritto di critica politica anche aspra è diritto uti cives . Il diritto di critica è più ampio del diritto di cronaca.” Tale questione, dunque, non potrebbe non essere presa in considerazione dal Tribunale.
L’altra e più complicata questione è quella legata alla responsabilità di Gracis. Pur non essendo Nuovocadore.it una testata giornalistica (come si legge anche nell’avviso che campeggia in fondo alla pagina: “Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.3.2001. Ciascun commento inserito nei post e nel forum viene lasciato dall’autore dello stesso accettandone ogni eventuale responsabilità civile e penale” ), nei suoi confronti i legali di Paniz (e la pubblica accusa) sembrano voler applicare le responsabilità previste dalla normativa sulla stampa.
Il forum su cui il commento è stato inserito, infatti, non ha neanche un sistema di approvazione dei commenti che farebbe scattare la responsabilità dell’amministratore, chiamato in causa solo perché proprietario del sito (fino al 2012, quanto Gracis ha costituito da ProdAction Srl che attualmente risulta proprietaria dello stesso).
Come sottolinea l’avv. Guido Scorza in una dichiarazione resa a Punto Informatico “il gestore di un forum di discussione non può essere ritenuto responsabile di un contenuto postato da uno dei suoi utenti, specie se – come nel caso in questione – ricevuta notizia del carattere “forse” diffamatorio di un commento lo ha immediatamente modificato”. Si tratta così di una di quelle vicende in cui le leggi sembrano fatte proprio “per disincentivare chi decide di promuovere e facilitare il confronto, il dibattito e la circolazione delle informazioni”. Ma le responsabilità non si limitano a questa: “La colpa è anche di chi le piega a proprio uso e consumo, utilizzando regole nate per difendere l’onore e la reputazione delle persone come strumento di dissuasione e censura preventiva: anche una volta risolto il problema con la rimozione del contenuto che – a torto o a ragione si è ritenuto offensivo – si querela comunque il gestore di un forum di discussione perché la volta successiva stia più attento”.
Inoltre, nell’avvio della causa legale nei confronti di Gracis, si fa riferimento all’art. 81, 595 comma 1 e 3 del codice penale, e si parla di responsabilità “pubblicando o comunque facendo pubblicare” il commento considerato diffamatorio. Insomma, come spiega di nuovo l’avv. Blengino, sembra la legge sulla stampa sembra non essere invocata direttamente e non vi sono comunque richiami alle mansioni del direttore responsabile per il gestore del sito, ma si parla di responsabilità diretta generata dall’aver fatto pubblicare la frase incriminante. Tuttavia, in assenza della dimostrazione di un legame tra Gracis e l’utente anonimo nascosto dal nickname “SMARA” e dal momento che si tratta di un forum aperto senza pre-approvazione dei post degli utenti da parte dell’amministratore, si dovrebbe “tornare a far riferimento all’irresponsabilità degli intermediari della comunicazione prevista dalla L.70/2003 che prevede che il gestore risponda solo se non agisce prontamente dopo che ha avuto contezza dell’illegalità commessa”.
In attesa che il Tribunale entri nel merito della questione, in ogni caso, l’accusa ha già ottenuto la preventiva rimozione del contenuto ritenuto scomodo ed oneri giudiziari non trascurabili per il blog avverso. Una storia complessa – dunque – destinata ad avere un seguito, sia perché i limiti delle responsabilità di blogger e gestori di forum non sembrano al momento per nulla chiari né utili a frenare gli interessati dal depositare denunce più o meno intimidatoria che gravano sulla Giustizia e su coloro che vogliono fare informazione online, sia perché le discussioni in Parlamento rischiano – come spiega ancora Scorza a Punto Informatico – di peggiorare la situazione: “Il disegno di legge in materia di diffamazione appena approvato al Senato, minaccia – specie in materia di informazione online – di aggravare ulteriormente questo stato di cose.”
Claudio Tamburrino