Criptovalute, difficoltà di mining e hashrate: come orientarsi?
Difficoltà di mining, hashrate e criptovalute: qual è la correlazione tra questi termini? Come fare per capire qual è la difficoltà di mining di una determinata criptovaluta e, soprattutto, quali conseguenze ha l’aumento della difficoltà di mining?
Per comprendere a fondo questi aspetti bisogna conoscere prima di tutto il significato di mining. Come abbiamo spiegato nel dettaglio in questa guida, il processo di mining è la verifica delle transazioni su una blockchain, che avviene tramite unità che utilizzano una determinata potenza di calcolo (chiamata anche “mining power”).
Eseguendo questo processo, l’utente è in grado di “estrarre” criptovalute, che vengono date come ricompensa alla convalida di un blocco. Ogni blocco contiene un determinato numero di transazioni; di conseguenza, più transazioni si è in grado di convalidare, più possibilità avrà l’utente di ottenere ricompense e profitti.
Come si può intuire, per ottenere un profitto il costo dell’intero processo dovrà essere inferiore al valore della ricompensa ottenuta. Ecco perché molto dipenderà anche dalla cosiddetta mining difficulty.
Cosa vuol dire mining difficulty
Per mining difficulty (o difficoltà di mining) si intende la difficoltà del processo di estrazione di una criptovaluta, sia in termini di potenza di calcolo sia di tempo.
Il miner, o minatore, deve trovare infatti un hash specifico per ogni blocco da convalidare, fattore che determinerà poi l’attribuzione delle ricompense sotto forma di moneta digitale.
Questo livello di difficoltà non è sempre lo stesso e in genere aumenta nel tempo (anche se talvolta può diminuire, a seconda dell’andamento di vari fattori). In linea di massima, al crescere del numero di miner all’interno di una rete, aumenterà anche la mining difficulty.
Tuttavia, se ci sono più miner ma la difficoltà di estrazione aumenta, questo aiuta a mantenere il tempo di estrazione più o meno stabile. Viceversa, la difficoltà di mining può diminuire aumentando però il tempo di estrazione. Allo stesso tempo, viene automaticamente diminuito il valore della ricompensa per singolo miner.
D’altronde, se più miner sono coinvolti nel processo di estrazione, questi dovranno dividersi le ricompense (reward), come avviene per esempio nelle mining pool. Considerata l’elevata difficoltà di mining di monete come Bitcoin, infatti, sono nate vere e proprie comunità di miner, che mettono insieme la propria potenza di calcolo per risolvere puzzle crittografici. Al momento la ricompensa per la risoluzione di un blocco equivale a 6,25 BTC, che vengono suddivisi tra i partecipanti alla pool.
I profitti sono più bassi, ma il vantaggio sta nell’avere la possibilità di partecipare anche se non si possiedono potenze computazionali importanti. Difatti, in passato bastava la CPU di un computer per l’estrazione di monete come Bitcoin, mentre col tempo si è passati all’utilizzo dei cosiddetti ASIC, dei chip specifici che facilitano l’estrazione ma richiedono degli investimenti importanti.
Per questi motivi, i miner di tutto il mondo cercano di unire il proprio hashrate dividendo tra loro i block reward.
Poiché le piattaforme di mining non sono sempre sicure e lo stesso processo di mining richiede risorse non indifferenti, molti investitori preferiscono ricorrere a delle piattaforme di exchange per acquistare e scambiare criptovalute.
Hashrate: cos’è e come si calcola
Un hash è una funzione matematica che converte un input di lunghezza arbitraria in un output crittografato di lunghezza fissa. Di conseguenza, a prescindere dalla quantità di dati, l’hash avrà sempre la stessa dimensione e lo stesso peso.
L’hashrate rappresenta invece la quantità di hash posseduti da un miner, ossia la velocità che è capace di raggiungere l’utente per risolvere un puzzle crittografico in vista dell’estrazione. L’unità di misura dell’hashrate è infatti l’hash/secondo, che rappresenta quindi il numero di calcoli al secondo che l’utente è in grado di eseguire per il processo di mining.
Per facilitare i calcoli, vengono anche usate le seguenti unità di misura:
- KH/s (1.000 hash/secondo)
- MH/s (1 milione di hash/secondo)
- GH/s (1 miliardo hash/secondo)
- TH/s (1 trilione hash/secondo).
Alcuni miner preferiscono calcolare il proprio hashrate in Sol/s, ossia il numero di soluzioni ottenute al secondo, così da avere una stima più chiara dei possibili guadagni in termini di ricompense.
A tal proposito bisogna sottolineare l’importante rapporto che c’è tra hashrate e difficoltà di mining.
Prendiamo come esempio il Bitcoin hashrate: la difficoltà di mining di Bitcoin si autoregola ogni 2016 blocchi risolti, con una risoluzione media per blocco di circa 10 minuti. Ogni 2 settimane circa, quindi, la difficoltà di mining può aumentare o diminuire, così da mantenere stabile la velocità di risoluzione e non consentire l’estrazione immediata di tutta l’offerta di BTC.
Molti stimano infatti che l’estrazione dell’ultimo Bitcoin avverrà nel 2140, motivo per cui la criptovaluta rappresenta un bene scarso e di valore.
Di conseguenza, più aumenta l’hashrate sulla rete, più la difficoltà di mining può aumentare.
Hashrate e sicurezza della rete
Oltre a dare un’idea più chiara riguardo alle potenziali ricompense per la risoluzione di puzzle crittografici, l’hashrate consente di aumentare notevolmente la sicurezza della rete. Blockchain come Bitcoin sono infatti studiate per evitare attacchi hacker o da parte di malintenzionati.
In questo contesto si parla anche di 51% Attack, in quanto un potenziale attaccante dovrebbe appunto superare il 51% di potenza della rete per far breccia al suo interno. Considerato che attualmente l’hashrate di Bitcoin è di circa 220.000 milioni di TH/s, un hacker dovrebbe fare un investimento così grande che non varrebbe neanche la pena tentare l’attacco.
Ad esempio, il miner più avanzato con circuito integrato specifico per l’applicazione (ASIC) è il Bitmain S19 XP Hyd. Costa circa 20.000 $ e la sua velocità è di circa 255 TH/s: parliamo di un investimento di circa 17.000.000.000.000 $.
Ciò fa capire quanto un sistema di convalidazione del genere sia sicuro per una rete.
Hashrate e prezzo delle criptovalute
Il prezzo di una criptovaluta può essere influenzato dall’andamento dell’hashrate sulla rete. Tuttavia, qualsiasi miner degno di questo nome è certo che non è l’hashrate a influenzare il prezzo, ma è il prezzo a influenzare l’hashrate.
Generalmente, infatti, quando il prezzo di una criptovaluta è alto, più miner si uniscono alla rete, offrendo di conseguenza più hashrate; quando il prezzo scende, invece, il margine di guadagno diminuisce e saranno pochi i miner che otterranno risultati profittevoli.
Basta vedere i grafici dei prezzi di Bitcoin su exchange come Bitpanda e compararli con i grafici dell’hashrate su piattaforme apposite per vedere come, a parte un momento di calo drastico nel luglio 2021, l’hashrate Bitcoin sia in continua salita, a prescindere dall’andamento del prezzo.
L’andamento di Bitcoin dopo l’aumento delle difficoltà di mining, infatti, non è necessariamente influenzato da questo fattore. Lo stesso vale se compariamo l’hashrate di Ethereum con l’andamento di prezzo del token ETH, anche se col recente passaggio alla PoS le cose saranno un po’ diverse.
Criptovalute più difficili e più semplici da minare
Quale criptovaluta conviene minare? Questo è quello che molti si chiedono per poter accumulare token in vista di nuovi rialzi di mercato. Ebbene, la difficoltà di mining di Ethereum (ETH), attualmente, mostra un leggero calo rispetto alla concorrenza e alle maggiori cripto esistenti.
Di conseguenza, sembra che una tale difficoltà di mining Ethereum possa consentire di accelerare i tempi di estrazione e ottenere più ETH possibili in vista di nuovi rialzi, soprattutto con gli anni a venire che consolideranno l’utilizzo del metodo di consenso PoS.
Inoltre, il futuro halving di Bitcoin, oltre ad aumentare la difficoltà di mining di Bitcoin, potrebbe avere un impatto notevole sul mercato, con possibili crescite dell’intero comparto cripto.
D’altronde, la criptovaluta più difficile da minare è Bitcoin, quindi se si vuole fare mining BTC è sempre meglio farlo adesso che dopo l’halving, dato che a quel punto la ricompensa in BTC verrà dimezzata rispetto ad ora.
La criptovaluta più facile da minare, invece, almeno tra quelle più famose, sembra essere Litecoin (LTC). La difficoltà di mining attuale è di circa 15 MH/s, molto più bassa di quella di Bitcoin o Ethereum.
Se conviene minare criptovalute, però, dipenderà sempre dalle proprie spese in termini di elettricità, dispositivi da utilizzare per il mining e prezzo della criptovaluta selezionata.
Una volta minate, conviene inviare le proprie ricompense su exchange come Bitpanda. In questo modo, infatti, è possibile tenere al sicuro le criptomonete.
Conclusioni
Abbiamo visto come l’hashrate e la difficoltà di mining siano correlate all’intero mondo delle criptovalute. Senza i processi di mining o, comunque, metodi di consenso come PoW e PoS, sarebbe impossibile creare una rete estremamente sicura e protetta da attacchi hacker.
Inoltre, ciò incentiva il senso di decentralizzazione tanto voluto dalle comunità e promuove la partecipazione di queste ultime per incrementare la sicurezza ottenendo delle ricompense in cambio.
Una volta minati tutti i Bitcoin, per esempio, le ricompense proverranno dalle commissioni pagate dagli utenti per l’invio delle transazioni; quindi, si tratta di un processo sostenibile all’infinito nel tempo.