A lungo attesi, i bandi per l’azzeramento del digital divide e lo sviluppo di banda ultralarga sono stati annunciati in un comunicato diramato dal ministero dello Sviluppo Economico. Un totale di 900 milioni di euro (di cui 237 privati) nel tentativo di concretizzare gli obiettivi già fissati dall’agenda digitale europea.
Nella procedura di evidenza pubblica, che partità entro gli inizi del prossimo marzo, il governo tricolore tenterà di abbattere il divario digitale garantendo connessioni minime a 2 mbps per tutti i cittadini del Belpaese . Nei piani di sviluppo della banda ultralarga, un incremento da 30 a 100 mbps sarà garantito al 40 per cento dei cittadini nelle regioni meridionali Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Sicilia.
“I bandi porteranno infatti la banda larga a 2,8 milioni di cittadini residenti in 3600 località in tutta Italia e la banda ultralarga a 4 milioni di cittadini residenti in 180 comuni del Sud Italia – si legge nella nota del ministero dello Sviluppo Economico – Tale iniziativa può rappresentare una forte spinta per l’intera filiera delle telecomunicazioni, per il settore dell’impiantistica civile e dell’elettronica, generando circa 5mila nuovi posti di lavoro”.
A partire da recenti studi OCSE – già utilizzati dalla Commissione Europea e che fissano a 1,45 il moltiplicatore congiunto domanda/offerta nel settore della comunicazione sull’intera economia tricolore – l’investimento da 900 milioni di euro annunciato nei nuovi bandi riuscirà a generare un incremento del Prodotto Interno Lordo (PIL) pari a circa 3 miliardi di euro .
“Contiamo di chiudere i bandi entro 12, massimo 18 mesi”, ha spiegato Roberto Sambuco a capo del dipartimento Comunicazioni al ministero dello Sviluppo Economico. In altre parole, il governo italiano non riuscirà a perseguire gli obiettivi prefissati dall’Agenda Digitale (decreto Crescita 2.0) per l’azzeramento del digital divide entro quest’anno.
Ultimi di una lunga serie, i bandi annunciati dal ministero tricolore rientrano nel Piano nazionale banda larga avviato nel 2009, che finora ha sfruttato fondi pubblici per connettere in banda larga 4 milioni di cittadini. Ad oggi, queste reti sono state realizzate dal binomio Infratel-Sviluppo Economico e poi affidate ai vari operatori. Per la prima volta, i nuovi bandi affideranno a quest’ultimi anche i compiti di realizzazione delle infrastrutture .
“È importante notare che questo è un piano che resta in eredità per il futuro – ha spiegato ancora Sambuco – Qualsiasi Regione potrà aderirvi, senza dover fare da zero il lungo iter di progettazione e approvazione a Bruxelles. Abbiamo già fatto tutto noi. Le Regioni potranno utilizzare, per questo piano, tra l’altro, i prossimi fondi infrastrutturali europei 2014-2020, dai quali sono previsti 30 miliardi di euro per l’Italia”.
Da considerare poi un’adozione che, per la banda ultralarga, risulterà a macchia di leopardo nelle varie regioni meridionali interessate. In Calabria, ad esempio, gli obiettivi sono di portare la banda 30 megabit al 36,4 per cento della popolazione e i 100 megabit al 20 per cento (tra bandi pubblici e piani commerciali degli operatori). Le quote scenderanno al 36,4 e al 7 per cento in Campania, al 14,2 e al 3 per cento in Sicilia, al 33,2 e al 17 per cento in Basilicata, 19,9 e 4 per cento in Molise.
Mauro Vecchio