Il Digital Markets Act, approvato dal Parlamento europeo a metà dicembre, dovrebbe entrare in vigore nel 2023. Fino ad allora, le Big Tech statunitensi cercheranno in tutti i modi di spingere i politici ad apportare cambiamenti. L’attività di lobbying è stata avviata anche dall’amministrazione Biden con l’invio di una lettera al relatore della legge.
Pressioni USA sull’Unione europea
Il Financial Times ha visionato il contenuto del documento inviato al relatore Andreas Schwab da Arun Venkataraman, consulente della Segretaria al Commercio Gina Raimondo. Nella lettera è scritto che il Digital Markets Act (DMA) potrebbe essere discriminatorio nei confronti delle aziende statunitensi, non solo per le cinque Big Tech (Apple, Google, Amazon, Meta e Microsoft), ma anche per le altre aziende con capitalizzazione di mercato di almeno 65 miliardi di euro (in realtà, la soglia indicata nella legge è 80 miliardi di euro).
Chiediamo che l’Unione europea utilizzi criteri che non discriminino le aziende statunitensi di diritto o di fatto, anche assicurando che i concorrenti europei e stranieri delle aziende statunitensi siano inclusi nell’ambito del DMA.
Il Dipartimento del Commercio chiede inoltre di considerare la protezione dei diritti di proprietà intellettuali e i problemi di sicurezza. Il relatore Andreas Schwab ha dichiarato che il governo statunitense usa la “scusa” della sicurezza per consentire alle Big Tech di perpetuare il loro potere.
La legge prevede la possibilità per gli utenti di rimuovere le app preinstallate, l’interoperabilità dei servizi e il consenso per l’uso dei dati personali a scopo pubblicitario. Ci sono anche restrizioni sulle acquisizioni “killer” effettuate con lo scopo di eliminare un concorrente dal mercato.