Alla fine della prossima settimana i governatori delle banche centrali e i ministri delle finanze dei paesi riuniti nel G20 si troveranno a Riyad (Arabia Saudita). In agenda anche la discussione in merito alla Digital Tax. Per il vecchio continente si tratta di una priorità assoluta: è necessario un approccio unitario e condiviso, per evitare che ogni stato faccia da sé creando così uno scenario confuso e frammentato.
Una Digital Tax entro il 2020
L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) è chiamata a definire regole tenendo conto delle dinamiche legate ai servizi erogati attraverso gli strumenti del mondo online, riconoscendo alle nazioni in cui i grandi gruppi generano profitti un adeguato ritorno in termini di imposte. Questo un estratto dal documento che descrive la posizione sul tema assunta dai paesi dell’Unione Europea membri del G20 e dal Regno Unito fresco di Brexit.
Dobbiamo attribuire la massima priorità alla ricerca di una soluzione globale per quanto riguarda la tassazione dell’economia digitale così come i problemi legati a erosione della base imponibile e trasferimento degli utili.
L’attenzione è concentrata sul business di realtà come Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft e Amazon solo per fare alcuni esempi. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a poter disporre di un impianto normativo solido ed efficace già entro il 2020.
C’è anche l’Italia, insieme a Francia e Spagna, fra gli stati che hanno già tentato o hanno messo in cantiere una Digital Tax propria. È a questo punto lecito attendersi che le iniziative individuali possano essere soppiantate da una normativa unica, stabilita nei dettagli già in estate per entrare in vigore prima di fine anno. In anticipo di qualche giorno sul G20 dovrebbe intervenire domani sulla questione Mark Zuckerberg, numero uno di Facebook e diretto interessato.