Roma – Si è svolta a fine aprile alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Yale, la prima conferenza internazionale “Access To Knowledge” (A2K) – punto di convergenza ideale del dibattito internazionale che ormai da tre anni si svolge sui problemi e le opportunità delle nuove tecnologie. Non a caso arriva dopo due seminari sull’argomento già tenutisi a Ginevra e Londra e patrocinati dal Consumer Project on Technology , dal Transatlantic Consumer Dialogue e da altre organizzazioni non governative.
Lo scopo della conferenza era “realizzare un nuovo impianto analitico per analizzare i possibili effetti distorcenti delle politiche pubbliche che si affidano esclusivamente ai diritti di proprietà intellettuale” e di “favorire l’adozione e lo sviluppo di modalità alternative per incoraggiare un maggior accesso alla conoscenza nell’ambiente digitale”.
Un congruo numero di relatori e osservatori, dalle più diverse nazioni del mondo, hanno partecipato ai numerosi gruppi di lavoro tematici – dalle discussioni concettuali su come inquadrare propriamente l’azione politica alle discussioni accademiche sull’A2K, dai dettagli specifici delle normative sul “Digital Rights Management” ai sistemi di “licensing”, alle tecnologie wireless nei paesi in via di sviluppo, ai problemi legati agli organismi geneticamente modificati etc.
L’introduzione, tenutasi in un pannello plenario dal titolo “Framing Access To Knowledge”, ha impostato il ritmo del discorso per i tre giorni successivi; Jack Balkyn (professore di diritto e direttore dell’Information Society Project della Facoltà di Giurisprudenza di Yale) ha sottolineato come l’A2K sia prima di tutto un problema di giustizia distributiva nel promuovere equamente lo sviluppo economico ed umano nel momento storico che stiamo attraversando. Non bisogna però dimenticare, ha continuato Balkin, che i problemi dell’A2K hanno uno stretto legame con la proprietà intellettuale e le relative politiche, ma richiedono, per essere propriamente affrontati, molto più di questo ristretto ambito d’azione.
In ogni caso, come ci si poteva aspettare, le questioni relative ai diritti di proprietà intellettuale hanno tenuto banco durante i dibattiti, anche se l’osservazione di Balkin non è andata perduta; e, probabilmente in ragione della consistente partecipazione di delegati provenienti da paesi in via di sviluppo, in numerosi pannelli si è evidenziato come gli ostacoli infrastrutturali siano almeno tanto importanti quanto le politiche volte a regolamentare la distribuzioni e l’utilizzo massiccio di beni intellettuali.
Joel Mokyr (professore di storia economica alla Northwestern University) ha sottolineato come il dibattito sull’A2K dovrebbe cercare di concettualizzare propriamente il significato del termine “conoscenza”, e occuparsi con maggior vigore dei costi che l’accesso comporta. Mokyr ha suggerito che la pura e semplice quantità massiccia di informazioni e la necessità che tali informazioni vengano propriamente categorizzate – così come i diversi bisogni di gruppi e comunità differenti – avranno come effetto l’emergere di “specialisti dell’accesso”, che fungeranno da intermediari a aiuteranno a ridurre gli inevitabili costi transattivi nell’accesso all’informazione che già stanno emergendo.
La conferenza è stata talmente ricca di dibattiti che sarebbe impossibile presentarli tutti in questo articolo; fortunatamente, gli organizzatori hanno già messo a disposizione un wiki , dove è possibile reperire note, materiale e riferimenti di tutti i gruppi di lavoro.
Andrea Glorioso (*)
(*) Andrea Glorioso è un consulente indipendente (il suo CV è online) ed è autore di libri, saggi e numerosi testi su nuove tecnologie, informazione e conoscenza.