Secondo uno studio condotto da tre dottorandi della Scuola di giornalismo e comunicazione dell’Università dell’Oregon, leggere una storia in formato digitale o leggerla in cartaceo fa tutta la differenza del mondo : il mezzo più tradizionale coinvolge maggiormente il lettore e la sua capacità di memorizzare.
Secondo lo studio condotto da Arthur Santana, Randall Livingstone e Yoon Cho su 45 studenti, i lettori tendono a ricordare “significativamente di più” delle notizie lette sui giornali cartacei rispetto a quelle lette online, sia per quanto riguarda gli argomenti generali trattati, sia per quanto riguarda i contenuti. Uguale è invece la memoria dei titoli.
Nel loro esperimento è stata messa alla prova la memoria di 45 cavie : 25 lettori della versione cartacea del New York Times e 20 lettori della versione online sono stati sottoposti ad una serie di quiz per verificarne la comprensione del testo .
La teoria dietro i risultati finali è che le notizie online siano “effimere”, potendo “sparire e riapparire senza avviso, creando in questo modo un elemento di discontinuità”. E che la strutturazione del giornale riesce a mettere in evidenza le notizie più importanti coadiuvando così il lavoro della memoria.
Il valore intrinseco del mazzo cartaceo, insomma, sarebbe nella maggiore capacità di coinvolgimento del lettore , caratteristica testimoniata anche da osservatori tradizionalmente schierati dalla parte dell’innovazione digitale.
Claudio Tamburrino