A fine giugno si è concluso il refarming, ovvero la riorganizzazione delle frequenze televisive che ha permesso di liberare la banda dei 700 MHz destinata al 5G. Questa però è solo una fase di transizione verso il “nuovo digitale terrestre” che sancirà l’addio della codifica MPEG-4 e il passaggio alla codifica HEVC (DVB-T2) a partire da gennaio 2023. Confindustria Radio e TV ha chiesto al Ministero dello Sviluppo Economico di rifinanziare i bonus per consentire la sostituzione delle TV a tutte le famiglie.
Servono altri soldi per i bonus
Franco Siddi, Presidente di Confindustria Radio Televisioni, scrive nella lettera inviata al Ministro Giancarlo Giorgetti e alla Sottosegretaria Anna Ascani che i broadcaster televisivi hanno rispettato gli impegni, rilasciando le frequenze da 694 a 790 MHz entro fine giugno. Questo primo step è terminato senza grandi problemi (a parte il fastidio di dover effettuare più volte la risintonizzazione e, in alcuni casi, di dover aggiornare l’impianto TV). Il passaggio allo standard DVB-T2 è quello più critico perché molte famiglie dovranno acquistare una nuova TV o un decoder da abbinare alla vecchia TV.
Secondo una ricerca di mercato di IPSOS, oltre 6,7 milioni di famiglie hanno ancora una TV compatibile con lo standard DVB-T. Confindustria Radio e TV ha chiesto quindi la governo di aggiungere altri 200 milioni di euro ai fondi per i tre bonus (TV – decoder, rottamazione TV e decoder a casa). Quest’ultima agevolazione riveste un importante valore sociale. I dati evidenziano una maggiore resistenza al cambiamento degli apparecchi obsoleti da parte delle famiglie monocomponenti, anziane e con bassa propensione alla spesa.
Confindustria Radio e TV ritiene che si dovrebbero riservare almeno 40 milioni di euro alla misura, in modo da garantire la consegna direttamente a casa di un decoder a tutti i cittadini di età pari o superiore ai 70 anni e con un trattamento pensionistico non superiore a 20.000 euro annui.