Il Parlamento Europeo ha chiuso in questi minuti l’ultima seduta di dibattito sulla direttiva copyright. La decisione è giunta al termine di un lungo dibattito nel quale si sono registrate raccolte di firme che hanno coinvolto milioni di cittadini, generando uno dei momenti di maggior coinvolgimento sul tema del digitale mai registrati a livello europeo.
Il dibattito
Il dibattito che ha preceduto il voto non si è distanziato troppo da quanto ascoltato in questi mesi: gli europarlamentari hanno espresso le proprie differenti posizioni, esplicitando le posizioni dei differenti gruppi parlamentari, ma ancora una volta non c’è stata vera concertazione. Sulla riforma del copyright si è infatti formata una dicotomia tra chi spiega di volere un testo più equilibrato e chi accusa i tracotanti interessi dei big del Web su questo tema. Non ci sono state nuove idee sul piatto, però, né riflessioni di approfondimento: soltanto argomentazioni scagliate tra le differenti parti, togliendo utilità all’ultimo dibattito nel quale più parlamentari hanno ammesso di parlare più agli elettori che non ai colleghi.
Eppure è del tutto chiara l’importanza del momento e ad esplicitarlo è l’italiano Massimiliano Salini (PPE): il voto è uno dei più importanti dell’intero mandato di questo Parlamento poiché esprime non soltanto un’idea di copyright, ma una specifica idea d’Europa.
“Non c’è censura con questa riforma: con questa riforma creiamo certezza del diritto per chi lavora nei settori del diritto d’autore. Google e altri diffondono disinformazione e dimostrano quanto sia semplice strumentalizzare alcune persone, soprattutto i giovani. La nostra democrazia può agire contro queste piattaforme: oggi sta a noi salvare il patrimonio culturale europeo e non lasciarlo allo sfruttamento dei monopoli tecnologici“: questo l’appello del relatore Axel Voss prima del voto.
Qualche scollamento rispetto alle posizioni iniziali, nel frattempo, emerge: saranno fondamentali ai fini del risultato finale della votazione.
Copyright e gas
Poco prima del dibattito in plenaria, dalla Germania è giunta una notizia di sicuro impatto sul tema. Secondo quanto ipotizzato dal Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), il percorso della direttiva sul copyright sarebbe stato inquinato da uno scambio politico tra Francia e Germania, qualcosa che mischia il diritto d’autore con le politiche energetiche europee.
L’accusa è quella per cui il compromesso sul testo della direttiva (snodo cruciale che ha consentito di portare avanti la direttiva nel momento di maggiore impasse), passaggio che ha visto protagoniste Francia e Germania, sarebbe stato deciso da un “do ut des” che solleva più di un dubbio. Nello specifico dietro la bozza franco-tedesca ci sarebbero gli interessi della Germania sul gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2. Di un compromesso tra le parti si parlava da mesi, ma solo ora due temi lontani come il gas e il copyright sono stati uniti in questo nuovo teorema secondo cui la Francia avrebbe ritirato le proprie perplessità su Nord Stream 2 in risposta ai passi indietro della Germania sul famigerato articolo 13.
Il voto avverrà nelle prossime ore.